Vittime innocenti -II parte

Dove eravamo rimasti?

Interroghiamo la prima testimone. Cosa ricorderà? Un particolare di uno dei rapitori (50%)

Un camioncino con l’adesivo di un panda.

Quanti anni erano trascorsi?

Probabilmente non più di otto, ma a me parve un’eternità.

Nella mia mente Mattia era ancora un ragazzo che eseguiva alla lettera gli ordini del padre, ma quando entrai nel salotto di quella villa mi trovai davanti un uomo adulto che poco aveva a che fare con l’immagine di lui che mi aveva accompagnata fino a quel giorno.

Su uno dei divani erano sedute la moglie e una bambina cui la madre accarezzava i lunghi capelli rossi.

Anna e Omar, i membri della mia squadra, ci avevano preceduti e si erano già divisi i compiti: mentre Anna aveva scaricato sul computer i filmanti delle telecamere di video sorveglianza, Omar aveva posto le prime domande.

-Ciao- mi salutò Mattia quando si accorse di me, e nella sua voce percepii un misto tra angoscia ed imbarazzo.

-Sono qui solo per trovare tua figlia, quindi possiamo evitare i convenevoli-.

Forse il mio tono apparve freddo, ma sapevo di cosa avesse bisogno: sapere che avrei messo da parte i nostri trascorsi.

-La bambina ha aggiunto qualcosa?- si intromise Edoardo e Mattia scosse la testa.

Stavo aspettando che rispondesse, ma Anna attirò la mia attenzione.

-Guarda qui- mi invitò, ma sullo schermo c’era solo un riquadro nero.

-E adesso guarda qui e qui-

Altri due riquadri neri.

La fissai tamburellando con le dita sul tavolo.

-Le telecamere hanno smesso di funzionare poco prima del rapimento e si sono riaccese dopo alcuni minuti- mi spiegò

-Quindi non è gente inesperta- intervenne Omar dopo aver sistemato degli appunti su un bloc-notes

-Ma se fossero stati esperti non avrebbero preso anche lei?- si interrogò Anna, e lo sguardo di tutti si spostò sulla bambina che adesso stringeva un peluche.

-Le avete già parlato?- mi informai, e vidi Omar sfogliare le pagine del bloc-notes.

-Ha detto che stavano tornando a casa quando un camioncino si è fermato e un uomo ha tirato dentro la sorella-.

Non era niente di più di ciò che mi aveva già detto Edoardo, ma c’erano delle incongruenze.

Intanto perché i rapitori avevano lasciato un testimone?

E poi perché si trovavano lì quando avrebbero dovuto essere a scuola?

-Le abbiamo chiesto se ricordasse dell’altro, ma si è chiusa a riccio-.

Non ero abituata ad interagire con dei bambini, ma provai a sfoggiare il sorriso più rassicurante al quale riuscii a far ricorso e mi avvicinai.

-Ciao, io mi chiamo Kendra- iniziai a parlarle dopo che smise di accarezzare la testa di quello che dedussi essere il suo peluche preferito

-So che hai già parlato con quel ragazzo- cercai di spiegarle indicando Omar -Ma potresti raccontare anche a me quello che è successo?-.

Tenne lo sguardo fisso nel vuoto senza rispondere.

-O potrebbe raccontarlo lui- venne in mio aiuto Edoardo -Da piccolo avevo un gattino di peluche che conosceva tutti i i miei segreti- continuò dopo aver catturato la sua attenzione -Si chiamava Zorro perché era tutto nero ed aveva una macchia bianca sul muso. Come si chiama il tuo?-.

-Si chiama Cenere, me lo ha regato Marta per il mio compleanno-.

Edoardo ci sapeva fare con i bambini.

Scacciai l’immagine di un futuro che non sarebbe mai divenuto tale e continuai ad ascoltare.

-Forse Cenere vuole raccontarci qualcosa?-

La testa del peluche si spostò prima in avanti e poi indietro.

-Questa mattina Marta non mi ha accompagnata a scuola perché doveva incontrare delle amiche. Non voleva stessi con loro, ma le ho detto che avrei fatto la spia alla mamma e alla fine mi ha permesso di restare-.

Perfetto, avevamo la risposta ad un interrogativo.

-Sono andate in un parco, loro si sono sedute in un chioschetto e Marta mi ha dato il suo cellulare perché non voleva che le ascoltassi, ma ho sentito lo stesso che parlava di un ragazzo-

-Era il suo fidanzato?- le chiese Edoardo, e la testa del pupazzo si mosse nuovamente

-E immagino che mamma e papá non debbano saperlo-.

Stesso movimento

-Ma lei lo aveva lasciato. Poi siamo tornate a casa perché sapevamo che non ci fosse nessuno. Io mi ero fermata per allacciarmi la scarpa, ma poi ho sentito Marta urlare ed ho visto quel camioncino correre via-.

-Ti ricordi qualcosa di quel camioncino?-

Trattenni il respiro aspettando che rispondesse: avrebbe potuto rappresentare l’unico indizio in nostro possesso.

-Aveva un adesivo, l’adesivo di un panda.-

Inarcai le sopracciglia: possibile che i rapitori avessero dimenticato un dettaglio così importante?.

Ma da qualcosa dovevamo pur iniziare, e per noi significava iniziare a stilare una prima lista di nomi. 

Ma dovevamo cercare nella vita di Marta o in quella della sua famiglia? 
Dove avremmo trovato il colpevole?

Forse qualche cliente insoddisfatto di Mattia o di suo padre avrebbe potuto architettare il rapimento considerando esso una sorta di rappresaglia contro quella famiglia?

Cominciamo con l’interrogare…

  • Un ex cliente del padre di Marta (0%)
    0
  • L’ex fidanzato di Marta (25%)
    25
  • Le amiche di Marta (75%)
    75
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31 Commenti

  • Siamo al capitolo 6: sì, un cellulare!

    Uaaaa! Sono a mille! Capitolo uscito con i controfiocchi! Degno di una serie televisiva!
    Quindi abbiamo un tizio che conosce Kendra, sa del suo passato, sa che luoghi ha frequentato, è in grado di prendere il controllo del suo telefono e se la rigira come un calzino! Ma chi è? Che vuole? E, soprattutto, perché adesso?! Non vedo l’ora di continuare! 😀

    Ciao 🙂

    • Ciao!
      Faccio un mea culpa per la lunga attesa, ma questo mese mi è praticamente volato tra le mani e non sono riuscita a trovare un attimo da dedicare a Kendra.
      Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto, a dirla tutta personalmente speravo di tirar fuori qualcosa di migliore (ma si sa, gli autori non sono mai realmente soddisfatti 😂).
      A presto e ancora grazie per essere passato e continuare a seguire questa storia!
      Ps: Ti ringrazio per il “degno di una serie televisiva”, significa davvero tanto per me.
      Pps: ho visto che hai iniziato una nuova storia, passerò presto da te.
      A presto!
      -Ross-

  • Da una vecchia fotografia! Facciamo come nei gialli televisivi che si ha “una brillante intuizione dell’ultimo minuto dopo aver fissato delle fotografie socchiudendo gli occhi” 😉

    E quindi il nostro rapitore è legato al passato di Kendra e vuole sicuramente qualcosa da lei e sta usando Mattia come mezzo. Ora la domanda è chi, cosa e perché ora? 😉

    Ciao 🙂
    PS: comunque più seguo Kendra, più mi è simpatica. Speriamo non inciampi all’ultimo.
    PPS: le notifiche della tua storia, nisba…

  • Ciao, grazie per il passaggio.
    Sì, diciamo che un investigatore che indaga su se stesso non è proprio il massimo e non so effettivamente quanto possa giovare ciò a Kendra, lo vedremo solo strada facendo.
    Grazie anche per le segnalazioni, purtroppo scrivendo direttamente dal cellulare il correttore effettua correzione che non dovrebbero esserci😂.
    Grazie ancora e a presto!
    Ps: non spunta il tuo voto, forse il sito inizia a fare i capricci….
    -Ross-

  • Ciao, ed ecco che la nostra eroina viene coinvolta direttamente. La cosa peggiore per un investigatore. Auguri, dovrà scavare nei ricordi e forse le potrà anche fare bene.
    Voto la cartolina e segnalo:
    lappante
    tornato nei (suoi) ranghi. Meglio senza (suoi).
    ciaooo🌻🙋‍♂️

    • Ciao, grazie per il passaggio.
      Sì, diciamo che un investigatore che indaga su se stesso non è proprio il massimo e non so effettivamente quanto possa giovare ciò a Kendra, lo vedremo solo strada facendo.
      Grazie anche per le segnalazioni, purtroppo scrivendo direttamente dal cellulare il correttore effettua correzione che non dovrebbero esserci😂.
      Grazie ancora e a presto!
      Ps: non spunta il tuo voto, forse il sito inizia a fare i capricci….
      -Ross

  • Voto una chiamata dei rapitori in commissariato perché è strano che chiamino in commissariato 😉
    Evito invece il pacco perché non vorrei trovarci dentro mani, dita o roba simile!

    Lo immaginavo che le amiche non sapessero poi molto, ma questa cosa di qualcuno che la spiava e la chiamava mi dà da pensare. Soprattutto la chiamata: chi poteva essere e perché chiamarla? Ammesso e non concesso sia legato al rapimento, perché potrebbe invece essere una falsa pista.

    Ciao 🙂
    PS: niente avvisi di notifica.

    • Ciao!
      Anche a me il sito sta dando problemi con le notifiche; credevo fosse un mio problema, invece devo chiedere scusa al mio cellulare per aver dubitato di lui😂
      Per la questione “pacco” ti do ragione: da amanti di quel genere di film, non so mai cosa aspettarmi quando ne arriva una.
      E poi sì, le amiche di Marta non sapevano molto effettivamente, ma siamo sicuri che ci fosse davvero qualcosa da sapere? 😶
      Per il momento la butto lì, ma ho già delle idee dietro (che verranno comunque modificate, l’ho già messo in conto 😅)
      Grazie comunque per essere passato e a presto!
      -Ross-

  • Ciao, voto il pacco. Inquietante, lo so, ma ci sta.
    Attenta ai tempi e modi verbali a volte mi sembra che ti voglia complicare la vita. Tutti quei congiuntivi non mi se,brano sempre indispensabili. Es: “erano trascorse solo alcune settimane dall’ultima volta in cui vi misi (avevo messo) piede, ma ammetto che non vedessi (vedevo) l’ora di tornarvi.”
    A volte è tutto molto meno complicato di quel che ci sembra.
    😉 per il resto tutto ok, brava👍ciaooo🙋‍♂️🌻

    • Ciao!
      Purtroppo è vero, mi “piace” complicarmi le cose, nonostante -giuro!- cerchi mille modi per semplificare il tutto, ma alla fine non riesco quasi mai nel mio intento.
      È dal liceo che cerco di migliorare questo aspetto ma con pochissimi risultati, ma non demordo e spero di riuscirci (d’altronde, come si suol dire, la speranza è sempre l’ultima a morire 😂).
      Come sempre ti ringrazio per il commento e il voto, a presto!
      -Ross-

  • Voto l’ex, le amiche prima di parlare hanno bisogno di riscaldarsi…

    – Quanti (anni) erano trascorsi?
    Probabilmente non più di otto, ma a me (parve) un’eternità.–
    Qui Anni e Parve non vanno d’accordo, puoi modificare la frase in tanti modi, scegli tu. Es: Quanto tempo era trascorso? Probabilmente non più di otto anni, ma a me parve un’eternità.
    Ciao, a prestooo🙋‍♂️🌻

  • Io voto le amiche di Marta!

    Ciao! Per l’edizione estesa: è il capitolo 3 non il capitolo 2 😉
    Suggerimenti: beh, il primo è quello di scrivere fin dall’origine capitoli corti, magari usando un word processor che fa vedere i caratteri (io uso Libreoffice Writer) e poi copiare su un file di testo per togliere le formattazioni, ricopiare qui e formattare con le funzioni del sito. Se invece non riesci proprio a fare capitoli brevi, raccogli tutto in un’edizione estesa da pubblicare da qualche parte. Se non hai dove pubblicarla, vanno bene qui i commenti perché tanto io leggo entrambe le versioni 🙂

    Sul capitolo: decisamente interessante quanto sta succedendo; Marta, aveva dunque dei segreti e… no, ho l’impressione che la sorellina sia stata lasciata apposta. E mi sto chiedendo perché il panda: furgone rubato o falsa pista (motivo per cui potrebbero aver lasciato la sorella)? Od ancora è il piano è più complesso di quanto crediamo?
    Mille domande e nessuna risposta, almeno per ora, ma la cosa continua ad essere avvincente 🙂

    Ciao 🙂
    PS: Non ricordo più chi era Edoardo 🙁

    • Ciao!
      Grazie per i consigli, purtroppo attualmente non credo di avere una piattaforma sulla quale pubblicare i capitoli estesi (che avrei comunque continuato a tenere) e mi fa piacere condividerli qui, temevo solo che potessero risultate “ridondanti”, passami il termine.
      Ragionerò comunque sulla cosa☺️
      Per quanto riguarda la narrazione: sai che anche io mi pongo ogni giorno nuove domande chiedermi che direzione potrebbe prendere?😅
      Ovviamente un’idea di base c’è, ma qui su The incipit tutto può cambiare da un momento all’altro.
      Piccolo recap su Edoardo: è il superiore di Kendra, hanno avuto una relazione per un po’ (nella prima storia li abbiamo trovati quando avevano già chiuso) e il rinomato bambino che aspettava Kendra (primo capitolo di questa storia, non ricordo il numero della prima 😂) era suo.
      C’è da chiedersi se, sotto sotto, nessuno non provi più nulla per l’altro, ma per il momento la butto solo lì.
      Ti ringrazio ancora per i consigli e per il passaggio, spero che questa storia possa continuare a piacerti.
      A presto!
      -Ross-

  • Capitolo 2-
    (Ho pensato di pubblicare anche sotto questa storia i capitoli integrali, ma non so se sia effettivamente una valida idea.
    Consigli in merito?
    -Sì, sono del segno dei Gemelli ed è faticosissimo prendere delle decisioni😂)
    Grazie anticipatamente ☺️)

    Quanti anni erano trascorsi dall’ultima volta in cui mi trovai in compagnia di Mattia Corsi, ricco ereditiere e figlio dell’ultimo compagno con il quale mia madre trascorse la maggior parte della vita dopo la dipartita di mio padre a causa di un incidente stradale che lo strappò troppo presto della braccia mia e dall’affetto della sua famiglia?
    Probabilmente non più di otto, forse qualcosa in più, ma a me sembrava si trattasse ugualmente di un’eternità.
    L’ultimo ricordo che avevo di loro era associato allo studio del notaio presso il quale mia madre aveva scelto di redigere il proprio testamento all’interno del quale trascrisse nero su bianco le sue ultime volontà prima che la lucidità la abbandonasse per sempre, sintomo di quella malattia neurodegenerativa cronica che progressivamente eliminò quasi ogni ricordo connesso al proprio passato, alla vita che aveva condotto -più o meno felicemente- fino al giorno in cui, nello studio di un suo amico medico, non le venne diagnosticato il morbo di Alzheimer.
    In un primo momento mi convinsi, forse egoisticamente, che a causa della sua condizione sarebbe stato possibile risanare il nostro rapporto, invece essa contribuì solo ad inclinarlo maggiormente.
    Nella mia mente Mattia era ancora un ragazzo poco più grande di me che eseguiva alla lettera gli ordini che il padre, discendente di una famiglia altolocata, gli impartiva pur di rispondere alle troppo elevate aspettative che questo aveva nei propri confronti e che solo in parte si concretizzarono, ma quando entrai nel salotto di quella villa delle medesime dimensioni del vecchio appartamento che Lorenzo aveva condiviso con Vittorio mi trovai davanti un uomo adulto in tenuta sportiva che poco aveva a che fare con l’immagine di lui che mi aveva accompagnata fino a quel giorno.
    Su un divano a due posti davanti ad un caminetto in stile industriale erano sedute quella che dedussi essere la moglie, una donna ben curata che non tradiva la sua reale età, e una bambina di dieci anni, che indossava ancora l’uniforme della prestigiosa scuola che frequentava con la sorella maggiore, alla quale la madre accarezzava amorevolmente i lunghi capelli rossi.
    Sia Mattia che la moglie cercavano di trattenere le lacrime che minacciavano di bagnar loro le guance e dedussi che si comportassero in quel modo perché si trovavano in presenza della figlia, ma la bambina era l’unica testimone dell’accaduto e avevamo bisogno di ascoltarla per riportare a casa la sorella nel più breve tempo possibile, dunque era impossibile farla allontanare.
    Anna e Omar, i membri della mia squadra, ci avevano preceduti e si erano già divisi i compiti: mentre Anna aveva scaricato sul proprio computer i filmanti delle telecamere di video sorveglianza limitrofe alla zona del rapimento, Omar aveva posto a Mattia e sua moglie le prime domande che avrebbe potuto aiutarci a comprendere se ciò che era accaduto potesse essere stato messo in atto per colpire loro.
    Non sapevo ancora cosa avessero risposto, ma era curiosa di conoscere la lista aggiornata dei probabili nemici della famiglia Corsi.
    -Ciao- mi salutò Mattia quando si accorse della mia presenza, e nella sua voce percepii un misto di angoscia per la sorte della figlia ed imbarazzo derivante dagli anni che trascorremmo lontano l’uno dall’altra.
    Incrociai lo sguardo della moglie, ma lei era troppo occupata a nascondere alla figlia il reale stato d’animo per imitare il marito.
    -Sono qui per trovare tua figlia, quindi spiegami cosa sia successo ed evitiamo i convenevoli-.
    Forse il mio tono apparve freddo e distaccato, ma lo conoscevo e sapevo di cosa avesse bisogno: sapere che avrei agito mettendo da parte i nostri trascorsi tutt’altro che rosei.
    -La bambina ha aggiunto qualcosa?- si intromise Edoardo tentando di smorzare quella così palpabile tensione venutasi a creare, e Mattia scosse debolmente la testa.
    Stavo aspettando che rispondesse, ma primo che ciò potesse accadere Anna attirò la mia attenzione indicando lo schermo del computer con l’indice e compresi che fosse emerso qualcosa dalle telecamere.
    -Guarda qui- mi invitò quando la raggiunsi, ma sullo schermo c’era solo un riquadro nero.
    -E adesso guarda qui e qui-
    Altri due riquadri neri.
    La fissai tamburellando con le dita sul tavolo sul quale si era sistemava: la triade ragazzina scomparsa, caviglia dolorante e incomprensione del mondo digitale non sembrava essere benefica.
    -Le telecamere hanno smesso di funzionare poco prima del rapimento e si sono riaccese contemporaneamente dopo alcuni minuti- mi spiegò notando che la mia mente non riuscisse ad elaborare le informazioni come era solita fare
    -Quindi non è gente inesperta- intervenne Omar dopo aver sistemato degli appunti su un bloc-notes
    -Ma se fossero stati esperti non avrebbero preso anche lei?- si interrogò Anna, e lo sguardo di tutti si spostò sulla bambina che adesso stringeva un peluche tra le braccia.
    -Le avete già parlato?- mi informai, e vidi Omar sfogliare all’indietro le pagine del bloc-notes
    -Ha detto che stavano tornando a casa quando un camioncino bianco si è fermato e un uomo ha tirato dentro la sorella-.
    Non era niente di più di ciò che mi aveva già detto Edoardo, ma c’erano delle incongruenze alle quali non riuscivo a fare una risposta.
    Intanto perché i rapitori avevano lasciato un testimone che avrebbe potuto identificare loro o il mezzo?
    E poi perché si trovavano sulla strada di casa quando avrebbero dovuto essere a scuola?
    Non avevo sentito accenni ad una possibile chiusura del plesso, dunque perché non erano lì?
    -Le abbiamo chiesto se ricordasse dell’altro, ma si è chiusa a riccio e i genitori hanno preferito non forzarla-.
    In linea teorica sarebbe stata necessaria la presenza di un professionista, ma in linea pratica non ci era possibile sprecare del tempo prezioso.
    Non ero abituata ad interagire con dei bambini, ma provai a sfoggiare il sorriso più rassicurante al quale riuscii a far ricorso e mi avvicinai al divano dopo aver effettuato una serie di profonde respirazioni.
    -Ciao, io mi chiamo Kendra- iniziai a parlarle dopo che smise di accarezzare la testa di quello che dedussi essere il suo peluche preferito
    -È la ragazza sulle foto dell’album?- chiese guardando suo padre, e vidi Mattia fare cenno di sì con la testa.
    Mi sorprese quella domanda: non ci sentivamo da anni ma conservava ancora delle nostre fotografie?
    -So che hai già parlato con quel ragazzo- cercai di spiegarle indicando Omar -Ma per aiutare tua sorella abbiamo bisogno che tu dica qualcosa anche a me-.
    Tenne lo sguardo fisso nel vuoto senza rispondere.
    -O potrebbe raccontarlo lui- venne in mio aiuto Edoardo notando quanto fossi impacciata -Da piccolo avevo un gattino di peluche che conosceva tutti i i miei segreti- continuò dopo aver catturato l’attenzione della bambina -Il mio si chiamava Zorro perché era tutto nero ed aveva una macchia bianca sul muso. Come si chiama il tuo?-.
    Dopo alcuni istanti di silenzio durante i quali cercò di capire se potesse fidarsi di quello che era a tutti gli effetti un estraneo, la bambina decise di allontanare da lui quell’etichetta
    -Si chiama Cenere, me lo ha regato Marta per il mio compleanno-.
    Edoardo ci sapeva fare con i bambini, era capace di metterli a loro agio e non apparire come una minaccia.
    Scacciai l’immagine di un futuro che non sarebbe mai divenuto tale e continuai ad ascoltare quella conversazione.
    -Forse Cenere vuole raccontarci qualcosa?-
    La testa del peluche si spostò prima in avanti e pio indietro mentre lo sguardo della bambina si spostava tra me ed Edoardo.
    -Sì, lo so: lei non è tanto simpatica- le disse poi strizzando un occhio, e a quel punto la bambina abbassò ogni difesa.
    -Questa mattina Marta non mi ha accompagnata a scuola perché doveva incontrare delle amiche. Non voleva stessi con loro, ma le ho detto che avrei fatto la spia alla mamma e alla fine mi ha permesso di restare-
    Perfetto, avevamo la risposta ad un interrogativo.
    -Sono andate vicino un parco, loro si sono sedute in un chioschetto e Marta mi ha dato il suo cellulare perché non volevano che le ascoltassi, ma ho sentito lo stesso che parlava di un ragazzo-
    -Era il suo fidanzato?- le chiese Edoardo, e la testa del pupazzo si mosse nuovamente
    -E immagino che mamma e papá non debbano saperlo-.
    Stesso movimento.
    I genitori avevano affermato che la figlia non avesse segreti con loro, ma parlavamo di un’adolescente e sapevo già che sarebbe emerso qualcosa.
    -Poi siamo tornate a casa perché sapevamo che non ci fosse nessuno. Io mi ero fermata per allacciarmi la scarpa, ma poi ho sentito Marta urlare ed ho visto quel camioncino correre via-.
    Probabilmente avrebbero preso anche lei se fosse rimasta indietro, ma tenni quel pensiero per me.
    -Ti ricordi qualcosa di quel camioncino?-
    Trattenni il respiro aspettando che rispondesse: avrebbe potuto rappresentare l’unico indizio in nostro possesso.
    -Aveva un adesivo, l’adesivo di un panda.-
    Inarcai le sopracciglia: possibile che i rapitori avessero messo tanta cura nello staccare le videocamere e avessero dimenticato un dettaglio così importante?.
    A meno che…
    -Ce l’ho!- esclamò poi Anna prima che potessi chiedere ciò che mi frullava in testa.
    Ci voltammo a guardarla e lei spiegò.
    -Avevano oscurato le telecamere della zona, ma qui si vede un camioncino con con quello che sembra un adesivo imboccare l’autostrada-.
    Possibile che fosse così semplice?
    -Ti ho girato l’indirizzo del proprietario.-
    Non ero per nulla convinta, ma da qualche parte avremmo pur sempre dovuto iniziare.
    Ma in quale vita avremmo dovuto cercare, quella di una ragazzina apparentemente normale o in quella della sua famiglia?
    D’altronde Mattia e sua padre erano due avvocati di successo, possibile dunque che qualcuno li avesse presi di mira?
    E se così fosse stato, qualcuno aveva rapito Marta considerando ciò come una ritorsione nei confronti della propria famiglia?
    Non lo sapevamo, ma una cosa era certa: avremmo dovuto far tutto il possibile affinché non trascorresse troppo tempo, tempo che Marta certamente non aveva.

  • Un particolare di uno dei rapitori!

    Ciao! La cosa mi sta stuzzicando parecchio, sia il passato di Kendra, sia l’indagine. L’evoluzione del rapporto tra i vari protagonisti per me è in secondo piano ma ovviamente ci sta bene.

    Tutti i refusi ti sono stati detti dal buon Federman, invvece ti chiedo:
    “i primi jeans che riuscii a trovare”? Da quello che ho letto, o Kendra andava in mutande oppure si è cambiata in macchina… solo che i Jeans non sono una divisia… cioè, non so se riesci a comprendere l’immaginario che hai creato 😉 😀

    Ciao 🙂

    • Faccio un mea culpa anche per questo, ma ho scritto il capitolo a notte inoltrata e nella mia testa tutto seguiva un filo logico che, evidentemente, non c’era 😂
      Essendo una seconda parte voleva dare una maggiore caratterizzazione sia a Kendra che al suo passato che era comunque passato “in secondo piano” nella prima parte, vedremo cosa ne verrà fuori.
      Grazie mille per essere passato, a presto!
      -Ross-

  • …obiettai comprendo che…
    …nella tasca posteriore dei primi jeans che riuscii a trovare…
    …delucidazioni avevano evocato…
    …sempre più zecche …
    …Mi spiegò che una ragazzina fosse stata…
    Ciao Rossella, qua sopra vedi alcuni dei passaggi e/o refusi che sarebbero da correggere. Vedo anche il trattino (-) usato in modo incoerente e la mancanza, (forse lo fai apposta) di molti punti a fine frase.
    La storia è interessante e merita attenzione, anche da parte tua, non puoi metterla in vetrina come un bell’abito sporco.
    Sai fare di meglio sicuramente ma ci devi mettere tempo e attenzione. Non sei una novizia e ti risparmio i soliti consigli base, però prima di pubblicare guarda e cura bene ogni particolare se vuoi che i lettori leggano con piacere quello che scrivi.
    Buon lavoro, ti seguo, ciaooo 🙋‍♂️🌻

  • Denuncia di scomparsa! Omicidio mi sembra banale, Rapimento è interessante ma la denuncia di scomparsa lascia più spazio alle indagini 🙂

    Torna quindi la nostra Kendra in una nuova avventura! Non vedevo l’ora! 🙂

    Ciao 🙂
    PS: qui Lorenzo mi piace molto più che nella precedente storia.

    • Ciao!
      Allora su questo sito c’è qualcuno che, oltre, non riesce mai a prendere sonno così facilmente😂
      Grazie, mi sento meno sola😅
      Sono contenta che il nuovo arrivo di Kendra abbia suscitato l’esisto sperato, mi è piaciuto tantissimo scrivere della sua prima indagine e mi auguro che con questa possa accadere lo stesso, è un personaggio che porto nel cuore.
      Grazie per essere passato, spero che la storia possa piacerti come ha fatto la prima!
      A presto e buonanotte 😂
      Ps: per come sto iniziando ad impostare la storia, anche Lorenzo avrà uno spazio più ampio: era d’obbligo d’altronde😂
      -Ross-

  • Capitolo 1:

    -Buongiolno bella addolmentata- mi schernì Lorenzo con la sua iconica erre moscia non appena aprii la porta che mi condusse nel piccolo salotto confinante con la sala da pranza in pieno stile anni novanta.
    Avevo ereditato quella casa da mia madre, ci vivevo stabilmente da pochi anni -per la precisione da quando il suo ultimo compagno aveva deciso di sperperare la sue eredità tra auto di lusso e viaggi oltreoceano in compagnia del figlio di lui- e non ritenni poi opportuno utilizzare una cospicua parte del mio stipendi per dei lavori di ristrutturazione.
    Benché le dieci fossero ormai scoccate da un bel pezzo notai, adagiati sul piccolino tavolino in legno davanti al divano che ospitava Lorenzo dopo la fine della sua relazione amorosa con Vittorio, il collega stilita con il quale non trovai mai un terreno comune pur avendoci provato affinché il mio migliore amico non si trovasse nella situazione di dover scegliere tra le due persone più importanti della sua vita fino a quel momento, i piatti che avevamo utilizzato la sera precedente e che, più per mancanza di volontà che di tempo, non avevano ancora fatto il loro incontro ravvicinato con la mia vecchia lavatrice che avrebbe dovuto essere sostituita ormai da mesi ma che venne comunque riempita ed avviata da Lorenzo come se mi avesse letta nel pensiero.
    -Non dormivo così bene…- provai a dire, ma fu il mio ospite, tornato alla posizione eretta, a completare la frase
    -Dal giolno della matulità- disse avvicinandosi al frigorifero.
    “Dal giorno dopo la maturità” pensai tra me e me, ma accennai un sorriso e tenni quel ricordo per me.
    Accennai un sorriso mentre lui tirò fuori dal frigorifero dei pancake che non ricordavo avesse mai preparato durante tutti quei mesi di convivenza, ed anche questa volta, come d’altronde accadeva spesso, riuscì a frugare tra i miei pensieri
    -Ieli sela, quando sei clollata come un bladipo in letalgo, si è manifestato il cuoco che è in me-.
    Come un bradipo in letargo.
    Per quando semplice, quasi sfrontato, quel paragone non avrebbe potuto essere più veritiero.
    Le foglie cadute alla base degli alberi lungo il viale, scricchiolanti sotto le suole, avevano da settimane segnato il passaggio della stagione estiva a quella autunnale, nonostante la colonnina di mercurio non avesse ancora deciso di abbassarsi definitivamente.
    Poco più di due settimane prima, mentre mi accingevo ad inseguire un sospettato che la mia squadra si era lasciata sfuggire, la caviglia sinistre aveva come smesso di ubbidire agli stimoli nervosi inviatole dal cervello e presto mi ritrovai distesa sull’erba sintetica di un parco giochi per bambini mentre un’ondata di dolore si diffuse dall’altro e percorse ogni centimetro del mio corpo fino a raggiungere la colonna vertebrale che sentii come frantumarsi.
    Alla fine riuscimmo a fermare il fuggitivo e a condannarlo, ma io mi provocai una lussazione -ancora in fase di guarigione- a causa della quale Edoardo, il mio capo, venuto ad accertarsi delle mie condizione in ospedale, mi aveva impedito di tornare al lavoro.
    -Non ti reggi neanche in piedi- sentenziò quando provai a scendere dalla barella mentre il medico mi guardava con un’espressione ormai rassegnata dopo aver provato innumerevoli volte a chiedermi di rimanere sdraiata
    -Queste sono per lei- disse poi porgendo un flaconcino ad Edoardo che mi aiutò a risalire sulla barella -Provi lei a fargliele prendere-.
    Non avrei mai preso degli antidolorifici, non ne avevo bisogno, ma lui era stato irremovibile
    -O così o ti lascerò a casa qualche giorno in più- disse infatti quando mi distesi tenendo sollevata la gamba, e a nulla valsero i miei tentativi di convincerlo -e convincere anche me- che si trattasse di un dolore sopportabile
    -Aumento i giorni di malattia?- chiese poi retoricamente prima che, protestando e mandandolo al diavolo, mandassi giù una pillola e, anche se non lo ammetterei mai, mi aggrappai con ogni cellula del mio corpo a quella sensazione di puro benessere prima che Morfeo mi chiamasse a se per le successive ore.
    -Effetti collaterali- mi spiegarono al mio sveglio, ma il dubbio che ci fosse lo zampino di Edoardo continuò a stuzzicarmi i pensieri.
    -Quindi sei sicula di vollrlo fale?-
    Fu la voce di Lorenzo a riportarmi alla realtà.
    Rovistava all’interno di uno scatolone riempito a metà dal quale tirò fuori un vecchio album dalle pagine ormai ingiallite che avevo trovato in cantina solo il giorno prima.
    -Ho bisogno di cambiare aria- risposi sedendomi sul divano e portando la gamba destra al petto.
    Nell’ultimo periodo quella casa era stata riempita da eventi negativi che continuavano a farmi visita in sogno e sapevo che non sarebbe finita fino a quando non avessi spazzato tutto nel punto più isolato della memoria, ma per farlo avevo bisogno di allontanarmi per un po’ e qui giorni di malattia caddero a pennello.
    -Quindi non c’entla il divorlio del tuo ex?- ribattè sedendosi al mio fianco dopo aver spostato dei cuscini e zittendolo prima che potessi correggerlo -Si, lo so: avete solo avuto una bleve lelazione, ma comunque lo sta facendo pel te e lo sai-
    Sì, lo sapevo; me lo aveva detto quel giorno in ospedale dopo aver ascoltato le mie lamentele sull’eccessiva scrupolosità dei medici che non volevamo ancora dimettermi.
    -Penso sempre a te, a voi- mi rivelò poi, ed istintivamente portai le mani al ventre cercando rifugio in un qualcosa ormai svanito.
    Strinsi gli occhi per scacciare delle lacrime che mi annebbiarono la vista, ma una riuscì comunque a sfuggire alla forza di gravità e atterrò sul lenzuolo della barella.
    “Come quella sera” pensai.
    Quel bambino era il mio unico tallone d’Achille e lui lo sapeva, per questo lo odiavo, lo odiavo più di quanto non avessi odiato quei medici che non erano riusciti a…
    -Non gli ho chiesto io di lasciare sua moglie- replicai alzandomi di scatto, ma dovetti risedermi quando la caviglia sembrò non sostenere il peso del mio stesso corpo.
    Poggiai la testa sulla spalla di Lorenzo.
    Tremavo e lui prese ad accarezzarmi i capelli come quando faceva quando oltrepassavo quel limite che suo lui conosceva.
    -Salai una stlaoldinalia mamma- disse poi prima di allontanarsi; sapeva quando fosse il caso di lasciarmi da sola, e quello era esattamente uno di quei momenti.
    Qualcuno bussò alla porta poco dopo; Lorenzo mi guardò come a chiedermi se aspettassi qualcuno e si accinse ad aprire, ma lo fermai: non ero malata, stavo bene e presto sarei ritornata del tutto in me.
    Aprii la porta e dell’altra parte, vestito di tutto punto, trovai Edoardo.
    -Che ci fai qui?- chiesi lasciando trasparire tutta mia perplessità, e quasi credetti volesse assicurarsi che seguissi le direttive del medico
    -Posso entrare?- domandò lui in risposta facendo un passo avanti, ma mi posizionai tra lui e l’ingresso
    -Non sono da sola- lo informai, e nel suo sguardo vidi come un lampo di gelosia mentre si protese cercando di scorgere qualcosa
    -È un mio amico- lo informai dopo aver pensato se fosse meglio continuare a tenerlo sulle spine immaginando Lorenzo dietro una qualche porta intento ad ascoltare ogni parola -Mi dá una mano da quando… bhe, sai da quando-
    -Avresti potuto avvertirmi, sarei venuto io- replicai, e Già vedevo il sorriso stampato sulla faccia di Lorenzo.
    -Avevi bisogno di me?- domandai poi per eliminare ogni imbarazzo, e solo a quel punto mi rivelò il motivo della sua visita inaspettata: avevamo un caso e un colpevole da assicurare alla giustizia, nonostante fosse stato proprio lui ad obbligarmi -questo il termine corretto- a quel riposo forzato.
    Allora perché si era preso la briga di venire a chiedere di affiancarlo in quell’indagine?
    -Ti dirò tutto in macchina- mi disse come se volesse nascondere qualcosa -Dì al tuo amico che penserò io a te-.

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