Pulp-corn

Dove eravamo rimasti?

Chi la dura la vince. Chi la vince? Sorpresa! Nessuno dei precedenti. (47%)

Velcro– Fottiti.
Le parole mi escono di bocca meccanicamente, come se non fossi io a pronunciarle. Come se fossi dissociato da quell’ammasso di ossa, carne, disperazione e spasmi involontari che è adesso Schicchera.
Posso quasi vedermi, con un cenno di bile rappresa a un lato della bocca, un rivolo di vomito e bava che ancora pende attaccato al mento, rannicchiato al suolo, inerte.
Quello che invece non faccio in tempo a vedere è l’anfibio di Daniel che si abbatte sulla bocca del mio stomaco.
L’aria viene spremuta fuori, mi accartoccio ancora più su me stesso mentre gli occhi si allagano.
Strano, non fa male. Almeno, non finché i polmoni, ricordandosi della loro funzione primordiale, non iniziano ad annaspare ferocemente alla ricerca di un poco di ossigeno.
– Ascolta, ne ho abbastanza di questa merda – ringhia l’immagine sfocata di Daniel.
– Sono stato immerso fin troppo in questa insania, sono nauseato. Disgustato, capisci? Questo odore… senti questo odore? Questo acre figlio di puttana non si accontenta di impregnare i vestiti, no. Ti si pianta fin nel cervello, continui a respirarlo, mi segui? Lo senti anche dopo, per giorni, e io ne ho già i coglioni pieni. Quindi dimmi di questi cazzo di soldi, così ti sparo e la chiudiamo in fretta.
Poi mi molla un altro calcio, dritto sulla mascella.
E io lo sento. Odio i melodrammi, ma sento il cazzo di odore della morte.
– Non esistono – ammetto sfinito – volevo solo prendere tempo. Non c’è nessun cazzo di dieci milioni.
Lui per un attimo sembra sorpreso, poi torna alla consueta espressione impassibile.
– Speravi di fregarmi eh? Ti sei arrabbiato per quello che ho fatto al grassone, scommetto, e preferisci tacere, portare il segreto nella fossa. Ti rispetto, amico. Ma hai scelto la giornata sbagliata.
A questo punto mi spacca tre costole, credo già con il primo della lunga serie di calci che mi riserva.
Finito il trattamento, si accende una sigaretta per riprendere fiato.
– Non preoccuparti – mi rassicura – ho tutta la notte.
Io non ho nemmeno la forza di pensare, figuriamoci quella di rispondere. Mi limito a sputare un po’ di sangue e pisciarmi addosso: mi scappa, ed è inutile conservare la dignità a questo punto.
Getta la sigaretta, fa schioccare le ossa del collo inclinando la testa prima a destra, poi a sinistra, preparandosi ad una nuova sessione di buone maniere.
La lama a questo punto gli trapassa il torace spaccando lo sterno, l’elsa della katana che preme irresistibilmente tra le scapole. Daniel guarda incredulo quel mezzo metro d’acciaio sbocciargli nel petto, poi cerca di voltarsi per afferrare il suo assalitore. Se tralasciamo l’aspetto grottesco della cosa, è quasi comico, sembra un cane che si rincorre la coda. Pian piano le gambe gli cedono; con un grido che poi si fa rantolo finalmente crolla. E muore.

Guardo il carnefice del mio carnefice: stravolto, con gli occhi sbarrati e la bocca aperta a raccogliere aria fresca per raffreddare il sangue e calmare il cuore. Posso vederlo battere anche da qui, attraverso il pulsare di una grossa vena sul collo. Emme.
Una volta un amico mi disse che la vita è come un pacco di pulp-corn.
Non ho la più pallida idea di cosa volesse dire.
Alza ancora una volta la lama, colpisce.
Non mi lamento, non fa male.
Emme.
Come diavolo avrà fatto a liberarsi, poi. Ho visto io stesso Sumo legarlo alla…
Gli occhi corrono un’ultima volta, seguendo il pensiero, al cadavere del mio amico.
Lo scruto dalla testa ai piedi, dove a fare pendant con la tuta c’è un paio di scarpe da ginnastica.
Col velcro.
Maledetto ciccione.

Addio.

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159 Commenti

  • ammetto che mi è dispiaciuto per Sumo. Almeno è morto dimostrando le sue qualità di ciccione. Onore al tavolo. È stata la morte più cruenta e anche quella che mi ha fatto rimanere peggio. Schicchera la spunta, non certo pensando ad una vendetta ma semplicemente nella speranza divina di salvarsi le sue magre natiche.
    Ferdinando mio caro questo ultimo episodio me voglio gustare!

  • Sei un figo, Ferdinando… c’è poco altro da dire
    “Mai ammazzare la vecchia zia di un ragazzone di duecento chili, a meno che tu non possa correre più veloce di un tavolo” è un titolo troppo accattivante per non essere scelto…

  • “Sono 90kg di boss, morto fresco fresco che faccio lascio?”
    E ora vediamo come ne usciamo da questo cimitero. Anche perché quello che doveva essere il morto mi pare piuttosto arzillo e pure piuttosto incazzato. E non oso pensare a cosa risponderà Sumo alla telefonata di Walter…

  • Grande, il tuo stile è uno di quelli che apprezzo di più su the incipit…prima o poi riuscirò a recuperare anche la tua vecchia storia.
    Comunque, per me resta un poliziotto…ormai sto diventando un rompipalle come bricoleur nei miei voti.

  • superbo come sempre. Dover ammazzare un poliziotto non è esattamente la cosa migliore.
    Mandare la vecchia non se ne parla, sarebbe capace di saltargli addosso dicendo di essere lei quella in pericolo. Lasciare Sumo con lei? Sarebbe capace di slegarla in cambio di una merendina. beh, hai capito quale opzione ho votato 😀

    • Sapevo che ti avrei causato prurito alle mani con un’opzione del genere… non mi deludi mai.
      A proposito, ieri ho votato il tuo nuovo racconto (voglio sapere qualche cosa in più sul personaggio e “l’azienda”): per stile e descrizioni mi piace forse anche più dell’incipit di “e all’improvviso…niente”.
      Ora vado a premere il bottone “segui”, così posso fare stalking comodamente via mail.

      • In effetti mi sto accorgendo che sui voti che esprimo mantengo sempre una certa prevedibilità… Non riesco ad uscire dal personaggio!

        Per “Ferocia illuminata”… beh, grazie e, come sai, sei il benvenuto. Ora sta tutto nel vedere quanto riesco a limitare i danni di un’idea che mira già a sfuggirmi di mano, con un paio di pagaiate ben date.

  • altro ottimo episodio! e la scelta finale è davvero difficile, sono stato indeciso a lungo, sono tutte e tre ottime proposte… alla fine sono andato sulla persona originariamente da uccidere: voglio vedere che vittima ti inventi 😉

  • Dimenticavo, splendido capitolo, davvero! Ne è valsa l’attesa.
    E visto che ha cominciato a piovere direi che un poliziotto in impermeabile è quello che ci vuole. Certo, forse non si sarebbe aspettato che il suo dovesse essere un impermeabile da sangue e non da acqua.

  • Giù il cappello!
    Ho finalmente trovato il tempo di leggere un po’ e mi sono sparato 4 capitoli in fila di questo tuo “Pulp-corn”. Concordo con Michel nel dire che sei, senz’ombra di dubbio, uno dei migliori in circolazione sul sito.
    Fortuna che non ho ancora letto “Spaghetti western”, così se non pubblichi in fretta il quinto capitolo so con cosa andare a sollazzarmi nel frattempo! 🙂

  • ei, il pizzaman si chiama emme! 😀 uahauha
    ho immaginato il suo cuore chiedere sangue, sottraendolo al resto del corpo 🙂
    guarda, non lo invidio per niente.

    ho votato per la fuga, che prendere in mano la situazione mi sembra molto più complicato.

  • Ahahaha… cioè il nano agorafobico può essere frutto solo di una mente malata 😉
    Poi è fidanzato della nonna. Sono senza parole guarda…

    Per me lo fanno a pezzi il cadavere e, anche qui, il nano dirà “Cazzo vuoi, una foto ricordo?”

    Ahahaha

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  • allora, ti dico subito che ho fatto finta di concedermi il beneficio del dubbio, dicendo che dovevo prima leggere l’incipit e dopo, solo dopo, cliccare sul “Segui la storia”. ma è stato inutile. inutile nel senso che è un altro grande incipit di un’altra (già la pregusto) grande storia di un grande scrittore.
    ho messo 3 “grande” in una riga sola. fanne buon uso, mio caro 🙂

    ps: ah già! picchia sumo (che non ci hai lasciato scelta, e già ghignavo) ma fuggono, perché non credo abbiano la freddezza di intraprendere una soluzione più lucida e efficace (oppure lo faranno, tragicamente).

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  • Superbo inizio. Non c’è niente da fare scrivi davvero bene, i personaggi sono fenomenali e le domande sono la chicca finale. Picchia Sumo, e per forza che lo picchia. Picchiare quel grassone credo lo aiuti a pensare. E qui da pensare c’è parecchio. Diamine sono pure senza auto, toccherà rubarne una. e in fretta anche

  • Siiii !
    Lo sentivo nell’aria un altro racconto 🙂 e questo me lo seguo dall’inizio!
    Bellissimo Incipit, me li sono istituto i due da pulp fiction dei poveri.
    Il ritmo è micidiale e i dialoghi molto divertenti..diciamo sul noir ironico!
    🙂
    Bravo come sempre 🙂

  • Cazzo, grandissimo che ti sei già rimesso all’opera.
    Lo stile è micidiale, come sempre. E i personaggi mi fanno già spanciare… tanto che vorrei quasi fossero amici del mio La Solfa (ma forse il mondo, anche solo quello letterario, potrebbe non essere ancora pronto per un’eventualità del genere).
    Io voto per il chiamare qualcuno esperto nella sistemazione della merda, anche solo per far entrare subito in scena un altro dei tuoi personaggi.
    Bentornato Ferdinando. Non ho fatto in tempo a sentire la tua mancanza e me ne rallegro.
    D.

    • Dev’esserci qualcosa nell’acqua del Po, che ci fa scrivere e sognare tutti quanti.
      E sognamo ciò che scriviamo, e scriviamo ciò che sognamo.
      E poi mi stupisco se sono dipendente dalla caffeina.
      Tant’è.

      (grazie per la fiducia accordata alla mia storiella a partire dalle prime righe, io stesso non saprei se concederla!)

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