Pulp-corn

Dove eravamo rimasti?

Già, che facciamo? Ovvero il gioco della pecora, del lupo e del cavolo. Mando Zia Marta alla porta. (67%)

Il Pesce Grosso.Non ho molte alternative.
Se lascio Sumo con la vecchia mi ritrovo con una palla in testa ancor prima di arrivare alla porta, ci potrei giurare. Se invece mando il grassone per non perdere d’occhio la dolce zia Marta, beh, non ci voglio neanche pensare. Ha un buon cuore sotto tutto quel lardo ma è così ottuso che se gli chiedi quanto è grande la luna lui allarga le braccia e risponde “più o meno così”.
Alla porta bussano ancora, perfino il trillo del campanello sembra assumere un tono infastidito, e io sto per fare qualcosa di cui già so che mi pentirò.
– Alzati in piedi – ordino, facendo cenno a zia Marta con il muso della pistola – ci vai tu, ad aprire. E niente scherzi.
“Niente scherzi” lo sottolineo tirando il grilletto, sperando di infondere un poco di timore in quelle carni flaccide, ma niente, la vecchia è più gelida della tomba in cui probabilmente seppellirà tutti i suoi discendenti. Si alza composta, la gonna appesantita da una quantità interessante di sangue cristiano, e aiutandosi col bastone si avvia verso il corridoio.
Io mi accosto allo spigolo, seguendola con lo sguardo mentre scivola nella penombra, fino ad arrestarsi davanti all’uscio. Volge la testa da questa parte, accenna un ghigno che mi fa rizzare tutti i peli del corpo.
La mano ossuta si avvinghia intorno alla maniglia, la spinge in basso facendo cigolare la porta sui cardini e prima che mi renda conto di cosa sta per fare, zia Marta è già caduta in ginocchio.
Vecchia, astutissima puttana.
– Grazie al cielo – sento singhiozzare – grazie al cielo siete venuti a salvarmi, io non… oh.
Il colpo di pistola rimbomba nel corridoio e in tutto il resto del fottuto palazzo, ma non sono stato io a esploderlo; il corpo dell’anziana si accascia e un paio di anfibi lo scavalcano puntando dritti da questa parte.
– Non fare stronzate – mi sorprendo a urlare – non sei l’unico in vena di tiro a segno. Ti ringrazio per aver sparato alla nonna, credo che prima o poi l’avrei fatto io stesso, ma se fai un altro passo ti apro un ano supplementare.
Altro botto, sento il fischio del proiettile, il morso del piombo sulla carne e una sensazione di caldo umido sulla faccia, decisamente questa non è la mia notte. Mi accascio e roteo gli occhi in preda al dolore: metà del mio orecchio è sparsa da qualche parte laggiù. Ecco gli anfibi di nuovo, li sento avvicinarsi, li vedo fermarsi davanti al mio naso.
– Adesso parliamo – dice.
Parliamo? Parliamo di cosa? Di che? Non lo vede che sotto questa maschera di sangue e fottuto dolore sono a malapena in grado di ricordarmi come mi chiamo? Dio, muoio. Adesso muoio.
La sofferenza mi irrora gli occhi di lacrime e non vedo più nulla, solo immagini sfocate. Penso al mio cranio sforacchiato, porto una mano per verificare la gravità del danno: è superficiale, la pallottola mi ha disintegrato il padiglione auricolare. È “solo” cartilagine.
L’uomo si guarda intorno per alcuni minuti, poi si accovaccia, la pistola ancora in mano.
– Non avete idea – sussurra puntellandomi la fronte con l’indice. La sua voce monotona è quanto di più inquietante abbia provato fin ora, e lo dice uno che ha appena visto dissezionare un cadavere da un nano e una vecchia.
– Non avete idea del mare di merda in cui siete andati a cacciarvi.
– Dimmelo tu – riesco a biascicare, il sangue che ancora cola senza ritegno.
Si alza, si avvia verso i vestiti del morto, appallottolati dalla vecchia in un angolo del salone.
Tasta i pantaloni fino a trovare il portafogli, mi lancia quella che sembra essere una carta di identità.
– Oh cazzo – mi sento imprecare. Gli occhi si riempiono nuovamente di lacrime, ma stavolta non per il dolore.

La speranza è sempre l’ultima a morire, dicono; io la sento cadere al fondo dello stomaco e andare in pezzi con un fragore di vetri rotti.
– Eh già.

Qual'è l'identità del nostro beneamato defunto accidentale?

  • Un poliziotto. (15%)
    15
  • Un capo della malavita. (69%)
    69
  • Un testimone sotto protezione. (15%)
    15
Loading ... Loading ...

Categorie

Lascia un commento

159 Commenti

  • ammetto che mi è dispiaciuto per Sumo. Almeno è morto dimostrando le sue qualità di ciccione. Onore al tavolo. È stata la morte più cruenta e anche quella che mi ha fatto rimanere peggio. Schicchera la spunta, non certo pensando ad una vendetta ma semplicemente nella speranza divina di salvarsi le sue magre natiche.
    Ferdinando mio caro questo ultimo episodio me voglio gustare!

  • Sei un figo, Ferdinando… c’è poco altro da dire
    “Mai ammazzare la vecchia zia di un ragazzone di duecento chili, a meno che tu non possa correre più veloce di un tavolo” è un titolo troppo accattivante per non essere scelto…

  • “Sono 90kg di boss, morto fresco fresco che faccio lascio?”
    E ora vediamo come ne usciamo da questo cimitero. Anche perché quello che doveva essere il morto mi pare piuttosto arzillo e pure piuttosto incazzato. E non oso pensare a cosa risponderà Sumo alla telefonata di Walter…

  • Grande, il tuo stile è uno di quelli che apprezzo di più su the incipit…prima o poi riuscirò a recuperare anche la tua vecchia storia.
    Comunque, per me resta un poliziotto…ormai sto diventando un rompipalle come bricoleur nei miei voti.

  • superbo come sempre. Dover ammazzare un poliziotto non è esattamente la cosa migliore.
    Mandare la vecchia non se ne parla, sarebbe capace di saltargli addosso dicendo di essere lei quella in pericolo. Lasciare Sumo con lei? Sarebbe capace di slegarla in cambio di una merendina. beh, hai capito quale opzione ho votato 😀

    • Sapevo che ti avrei causato prurito alle mani con un’opzione del genere… non mi deludi mai.
      A proposito, ieri ho votato il tuo nuovo racconto (voglio sapere qualche cosa in più sul personaggio e “l’azienda”): per stile e descrizioni mi piace forse anche più dell’incipit di “e all’improvviso…niente”.
      Ora vado a premere il bottone “segui”, così posso fare stalking comodamente via mail.

      • In effetti mi sto accorgendo che sui voti che esprimo mantengo sempre una certa prevedibilità… Non riesco ad uscire dal personaggio!

        Per “Ferocia illuminata”… beh, grazie e, come sai, sei il benvenuto. Ora sta tutto nel vedere quanto riesco a limitare i danni di un’idea che mira già a sfuggirmi di mano, con un paio di pagaiate ben date.

  • altro ottimo episodio! e la scelta finale è davvero difficile, sono stato indeciso a lungo, sono tutte e tre ottime proposte… alla fine sono andato sulla persona originariamente da uccidere: voglio vedere che vittima ti inventi 😉

  • Dimenticavo, splendido capitolo, davvero! Ne è valsa l’attesa.
    E visto che ha cominciato a piovere direi che un poliziotto in impermeabile è quello che ci vuole. Certo, forse non si sarebbe aspettato che il suo dovesse essere un impermeabile da sangue e non da acqua.

  • Giù il cappello!
    Ho finalmente trovato il tempo di leggere un po’ e mi sono sparato 4 capitoli in fila di questo tuo “Pulp-corn”. Concordo con Michel nel dire che sei, senz’ombra di dubbio, uno dei migliori in circolazione sul sito.
    Fortuna che non ho ancora letto “Spaghetti western”, così se non pubblichi in fretta il quinto capitolo so con cosa andare a sollazzarmi nel frattempo! 🙂

  • ei, il pizzaman si chiama emme! 😀 uahauha
    ho immaginato il suo cuore chiedere sangue, sottraendolo al resto del corpo 🙂
    guarda, non lo invidio per niente.

    ho votato per la fuga, che prendere in mano la situazione mi sembra molto più complicato.

  • Ahahaha… cioè il nano agorafobico può essere frutto solo di una mente malata 😉
    Poi è fidanzato della nonna. Sono senza parole guarda…

    Per me lo fanno a pezzi il cadavere e, anche qui, il nano dirà “Cazzo vuoi, una foto ricordo?”

    Ahahaha

  • Pingback:

  • allora, ti dico subito che ho fatto finta di concedermi il beneficio del dubbio, dicendo che dovevo prima leggere l’incipit e dopo, solo dopo, cliccare sul “Segui la storia”. ma è stato inutile. inutile nel senso che è un altro grande incipit di un’altra (già la pregusto) grande storia di un grande scrittore.
    ho messo 3 “grande” in una riga sola. fanne buon uso, mio caro 🙂

    ps: ah già! picchia sumo (che non ci hai lasciato scelta, e già ghignavo) ma fuggono, perché non credo abbiano la freddezza di intraprendere una soluzione più lucida e efficace (oppure lo faranno, tragicamente).

  • Pingback:

  • Superbo inizio. Non c’è niente da fare scrivi davvero bene, i personaggi sono fenomenali e le domande sono la chicca finale. Picchia Sumo, e per forza che lo picchia. Picchiare quel grassone credo lo aiuti a pensare. E qui da pensare c’è parecchio. Diamine sono pure senza auto, toccherà rubarne una. e in fretta anche

  • Siiii !
    Lo sentivo nell’aria un altro racconto 🙂 e questo me lo seguo dall’inizio!
    Bellissimo Incipit, me li sono istituto i due da pulp fiction dei poveri.
    Il ritmo è micidiale e i dialoghi molto divertenti..diciamo sul noir ironico!
    🙂
    Bravo come sempre 🙂

  • Cazzo, grandissimo che ti sei già rimesso all’opera.
    Lo stile è micidiale, come sempre. E i personaggi mi fanno già spanciare… tanto che vorrei quasi fossero amici del mio La Solfa (ma forse il mondo, anche solo quello letterario, potrebbe non essere ancora pronto per un’eventualità del genere).
    Io voto per il chiamare qualcuno esperto nella sistemazione della merda, anche solo per far entrare subito in scena un altro dei tuoi personaggi.
    Bentornato Ferdinando. Non ho fatto in tempo a sentire la tua mancanza e me ne rallegro.
    D.

    • Dev’esserci qualcosa nell’acqua del Po, che ci fa scrivere e sognare tutti quanti.
      E sognamo ciò che scriviamo, e scriviamo ciò che sognamo.
      E poi mi stupisco se sono dipendente dalla caffeina.
      Tant’è.

      (grazie per la fiducia accordata alla mia storiella a partire dalle prime righe, io stesso non saprei se concederla!)

  • Questo sito usa i cookies per migliorare l'esperienza utente. Cliccando su Accetto acconsenti all'utilizzo di cookie tecnici e obbligatori e all'invio di statistiche anonime sull'uso del sito maggiori informazioni

    Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

    Chiudi