Pulp-corn

Dove eravamo rimasti?

Come lo intitoliamo, il prossimo episodio? "Se un uomo con la pistola ti dice che non gli piace essere fissato, tu non lo fissi. Punto." (50%)

Il mio grosso, grasso amico morto.– Hai ucciso zia Marta – dice con un filo di voce.
La bocca minuscola, perennemente schiusa a formare una O, ed il mento a palletta sotto di essa si muovono meccanicamente. Lo sguardo è vitreo, le braccia cadono molli lungo i fianchi, il ventre si dilata e si contrae a velocità sempre maggiore.
– Hai detto qualcosa, lardoso? – domanda Daniel, facendo uscire il fumo dalle narici e riaspirandolo dentro con la bocca per prolungarne il piacere.
La mano del mio amico trema, pericolosamente vicina alla pistola che tiene infilata nei pantaloni della tuta, particolare che se non è sfuggito al sottoscritto di sicuro non è passato inosservato a Daniel.
Non lo fare, maledetto ciccione filonipponico del cazzo; se siamo amici, non lo fare. Niente cazzate, dammi retta: abbassa quei fottuti occhi da triglia, grattati il culo e passati come al solito l’indice sotto al naso. Qualsiasi cosa, porca puttana, ma non toccare la maledetta pistola.
– Hai ucciso mia zia, figlio di puttana – grida. Ecco fatto, ora sono cazzi.
Daniel si scosta dalla parete e butta il mozzicone.
– Senti, ammasso di colesterolo – dice – non so che cazzo credi…
Ma la frase gli muore in bocca.
Con una rapidità che non pensavo potesse appartenergli Sumo ruota su se stesso di un quarto, afferra per una gamba il grosso tavolo di noce della sala e scattando di nuovo col busto lo lancia, manco fosse fatto di cartone, dritto dritto sul poliziotto. Il quale, inutile dirlo, non se l’aspettava. Tranquillo amico: io nemmeno.
Colto in pieno, va a schiantarsi con tutto il mobilio sul muro alle sue spalle.
Il volto di Sumo è una maschera di rabbia, non lo avevo mai visto così furioso, nemmeno quella volta che cancellarono Mazinga dal palinsesto TV. E quella volta s’era incazzato di brutto.
Caro vecchio Sumo: se fossi in grado con le braccia di coprire la tua circonferenza, ti abbraccerei.
Un fragore di legna smossa mi fa voltare.
Daniel è balzato fuori dalla catasta di detriti del tavolo; ha il naso rotto, piegato dolorosamente verso sinistra, un sopracciglio spaccato a metà e forse un paio di denti in meno. Nella frazione di secondo che impiego per registrare questi dettagli, ha coperto correndo la distanza che lo separa da Sumo. Salta, dà il giro e lo piglia in piena faccia con un calcio da televisione.
Quasi quasi applaudo.
Sumo barcolla, ma non cade. Daniel gli piazza una serie di cazzotti sui reni così forti e rapidi da perdere il conto, poi lo afferra per il codino, lo tira giù e gli scompone la faccia a ginocchiate.
– Basta, basta cazzo, così lo ammazzi! – grido, quasi piango, senza avere il coraggio di avvicinarmi.
– L’idea era quella.
Poi afferra il capo del mio amico, tenendolo saldo con mani e avambracci: nella mezza rotazione che compie la testa riusciamo perfino a guardarci dritti negli occhi, un ultima volta. Poi lo scatto secco, il tonfo, il silenzio.
Mi vomito sui piedi, mi appoggio alla parete e scivolo al suolo.
Non mi importa più niente né di Daniel, né di Walter, né di Emme, né di Sumo, né di me. Sento una stanchezza pesante che si diffonde lungo tutto il corpo, ancora un poco scosso da spasmi e conati di vomito.
Che scherzo di merda è la vita, un attimo ci sei e l’attimo dopo pure, però sei morto.
Ricordo che una volta Sumo mi domandò se mi ero mai immaginato cosa sarebbe successo una volta che fossi morto, coi funerali e tutto. Diceva che voleva essere caricato su una zattera e mandato alla deriva nel fiume Gange. Io dissi che il Gange col Giappone non c’entra un cazzo, e che comunque per quel suo culo ci sarebbe voluta una chiatta, altro che zattera. E lui aveva detto vaffanculo Schicchera.
Vaffanculo, Schicchera.
Daniel si ferma davanti a me, io senza sollevare la testa dalle ginocchia su cui l’ho poggiata riesco a scorgerne la punta degli anfibi.
– Stavi dicendo qualcosa a proposito di dieci milioni, se non sbaglio.

*Nota dell’autore: ho iniziato a scrivere questo capitolo quando ancora due opzioni erano in parità, quindi compaiono entrambe le più votate.

Chi la dura la vince. Chi la vince?

  • Sorpresa! Nessuno dei precedenti. (47%)
    47
  • La vinco io. (40%)
    40
  • La vince Daniel. (13%)
    13
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159 Commenti

  • ammetto che mi è dispiaciuto per Sumo. Almeno è morto dimostrando le sue qualità di ciccione. Onore al tavolo. È stata la morte più cruenta e anche quella che mi ha fatto rimanere peggio. Schicchera la spunta, non certo pensando ad una vendetta ma semplicemente nella speranza divina di salvarsi le sue magre natiche.
    Ferdinando mio caro questo ultimo episodio me voglio gustare!

  • Sei un figo, Ferdinando… c’è poco altro da dire
    “Mai ammazzare la vecchia zia di un ragazzone di duecento chili, a meno che tu non possa correre più veloce di un tavolo” è un titolo troppo accattivante per non essere scelto…

  • “Sono 90kg di boss, morto fresco fresco che faccio lascio?”
    E ora vediamo come ne usciamo da questo cimitero. Anche perché quello che doveva essere il morto mi pare piuttosto arzillo e pure piuttosto incazzato. E non oso pensare a cosa risponderà Sumo alla telefonata di Walter…

  • Grande, il tuo stile è uno di quelli che apprezzo di più su the incipit…prima o poi riuscirò a recuperare anche la tua vecchia storia.
    Comunque, per me resta un poliziotto…ormai sto diventando un rompipalle come bricoleur nei miei voti.

  • superbo come sempre. Dover ammazzare un poliziotto non è esattamente la cosa migliore.
    Mandare la vecchia non se ne parla, sarebbe capace di saltargli addosso dicendo di essere lei quella in pericolo. Lasciare Sumo con lei? Sarebbe capace di slegarla in cambio di una merendina. beh, hai capito quale opzione ho votato 😀

    • Sapevo che ti avrei causato prurito alle mani con un’opzione del genere… non mi deludi mai.
      A proposito, ieri ho votato il tuo nuovo racconto (voglio sapere qualche cosa in più sul personaggio e “l’azienda”): per stile e descrizioni mi piace forse anche più dell’incipit di “e all’improvviso…niente”.
      Ora vado a premere il bottone “segui”, così posso fare stalking comodamente via mail.

      • In effetti mi sto accorgendo che sui voti che esprimo mantengo sempre una certa prevedibilità… Non riesco ad uscire dal personaggio!

        Per “Ferocia illuminata”… beh, grazie e, come sai, sei il benvenuto. Ora sta tutto nel vedere quanto riesco a limitare i danni di un’idea che mira già a sfuggirmi di mano, con un paio di pagaiate ben date.

  • altro ottimo episodio! e la scelta finale è davvero difficile, sono stato indeciso a lungo, sono tutte e tre ottime proposte… alla fine sono andato sulla persona originariamente da uccidere: voglio vedere che vittima ti inventi 😉

  • Dimenticavo, splendido capitolo, davvero! Ne è valsa l’attesa.
    E visto che ha cominciato a piovere direi che un poliziotto in impermeabile è quello che ci vuole. Certo, forse non si sarebbe aspettato che il suo dovesse essere un impermeabile da sangue e non da acqua.

  • Giù il cappello!
    Ho finalmente trovato il tempo di leggere un po’ e mi sono sparato 4 capitoli in fila di questo tuo “Pulp-corn”. Concordo con Michel nel dire che sei, senz’ombra di dubbio, uno dei migliori in circolazione sul sito.
    Fortuna che non ho ancora letto “Spaghetti western”, così se non pubblichi in fretta il quinto capitolo so con cosa andare a sollazzarmi nel frattempo! 🙂

  • ei, il pizzaman si chiama emme! 😀 uahauha
    ho immaginato il suo cuore chiedere sangue, sottraendolo al resto del corpo 🙂
    guarda, non lo invidio per niente.

    ho votato per la fuga, che prendere in mano la situazione mi sembra molto più complicato.

  • Ahahaha… cioè il nano agorafobico può essere frutto solo di una mente malata 😉
    Poi è fidanzato della nonna. Sono senza parole guarda…

    Per me lo fanno a pezzi il cadavere e, anche qui, il nano dirà “Cazzo vuoi, una foto ricordo?”

    Ahahaha

  • Pingback:

  • allora, ti dico subito che ho fatto finta di concedermi il beneficio del dubbio, dicendo che dovevo prima leggere l’incipit e dopo, solo dopo, cliccare sul “Segui la storia”. ma è stato inutile. inutile nel senso che è un altro grande incipit di un’altra (già la pregusto) grande storia di un grande scrittore.
    ho messo 3 “grande” in una riga sola. fanne buon uso, mio caro 🙂

    ps: ah già! picchia sumo (che non ci hai lasciato scelta, e già ghignavo) ma fuggono, perché non credo abbiano la freddezza di intraprendere una soluzione più lucida e efficace (oppure lo faranno, tragicamente).

  • Pingback:

  • Superbo inizio. Non c’è niente da fare scrivi davvero bene, i personaggi sono fenomenali e le domande sono la chicca finale. Picchia Sumo, e per forza che lo picchia. Picchiare quel grassone credo lo aiuti a pensare. E qui da pensare c’è parecchio. Diamine sono pure senza auto, toccherà rubarne una. e in fretta anche

  • Siiii !
    Lo sentivo nell’aria un altro racconto 🙂 e questo me lo seguo dall’inizio!
    Bellissimo Incipit, me li sono istituto i due da pulp fiction dei poveri.
    Il ritmo è micidiale e i dialoghi molto divertenti..diciamo sul noir ironico!
    🙂
    Bravo come sempre 🙂

  • Cazzo, grandissimo che ti sei già rimesso all’opera.
    Lo stile è micidiale, come sempre. E i personaggi mi fanno già spanciare… tanto che vorrei quasi fossero amici del mio La Solfa (ma forse il mondo, anche solo quello letterario, potrebbe non essere ancora pronto per un’eventualità del genere).
    Io voto per il chiamare qualcuno esperto nella sistemazione della merda, anche solo per far entrare subito in scena un altro dei tuoi personaggi.
    Bentornato Ferdinando. Non ho fatto in tempo a sentire la tua mancanza e me ne rallegro.
    D.

    • Dev’esserci qualcosa nell’acqua del Po, che ci fa scrivere e sognare tutti quanti.
      E sognamo ciò che scriviamo, e scriviamo ciò che sognamo.
      E poi mi stupisco se sono dipendente dalla caffeina.
      Tant’è.

      (grazie per la fiducia accordata alla mia storiella a partire dalle prime righe, io stesso non saprei se concederla!)

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