Pulp-corn

Dove eravamo rimasti?

Cos'è che mi fa rimpiangere l'incoscienza? Il salone sembra una macelleria, il nano e la nonna hanno iniziato a fare a pezzi il cadavere. (75%)

Una situazione di Emme.Il pavimento è un mosaico papposo di sangue e carta di giornale.
Schizzi scarlatti imbrattano anche le pareti tutt’intorno: uno, Dio solo sa come, è arrivato fino al soffitto.
Chiudo gli occhi e per un attimo mi sforzo di immaginare che quel rumore monotono sia quello prodotto dalla sega di mio nonno, come quando nella casa di campagna tagliava la legna per la stufa.
Poi un fiotto acido risale l’esofago, facilitato dalla posizione orizzontale, e vomito su un fianco.
La vecchia tiene fisso al suolo un braccio del cadavere, aiutandosi con le ginocchia e tutto il suo peso di anziana puttana. Il nano, con quello che immagino sia un coltello da pane, sega l’osso all’altezza del polso.
La testa è già stata staccata, sembra che l’abbiano impacchettata a parte in un sacchetto del discount.
Così pure una gamba e il braccio destro, che ora probabilmente riempiono, affettati in pratici pezzetti, uno dei quattro sacchi neri disseminati intorno al corpo.
La mano viene via dopo pochi minuti, lui la getta in un sacco dell’immondizia. Poi alza la testa e mi fissa.
– Guarda un po’ chi è tornato tra noi. Ben svegliata, Cenerentola.
– Aurora – biascico.
– Che?
– Aurora. La bella addormentata nel bosco è Aurora.
– Ma che cazzo dici. E poi è lo stesso, tutte le principesse vengono svegliate con un bacio – dice, sventolando il coltello in aria.
– Tutte tranne Cenerentola, è quella della scarpetta. Ma se vuoi puoi chiamarmi Biancaneve, così ti senti più a casa.
Un trillo lo blocca a metà strada, proprio un attimo prima che mi salti nuovamente addosso: quando si dice “salvato dalla campanella”.
– Chi diavolo sarà a quest’ora – sbotta zia Marta, ora intenta a disarticolare la spalla.
Ci guardiamo gli uni con gli altri, esitanti.
– Dev’essere la pizza – azzarda Sumo, che fino ad allora era rimasto in disparte. Poi silenzio.
Con la forza della rabbia scatto su col busto e mi metto a sedere.
– Sumo, cosa cazzo ti dice quella testa di merda?
Penso di essere stato io a gridarlo, o al massimo il nano.
Ma le nostre bocche sono serrate.
La vecchia invece è balzata in piedi, con l’indice ossuto puntella il seno di quel fottuto coglione del mio amico. Lui mugola, zia Marta ha dita che sembrano bacchette di legno.
– Doveva ascoltarmi, tua madre, e affogarti quando ti ha cagato fuori. Guardati.
Lui abbassa il testone: la tuta nera, come tutto il resto in questa maledetta stanza, me compreso, è impregnata di sangue. Troppo, per giustificare il dubbio che sia ketchup.
– Dammi la pistola – mi ordina l’anziana pazza. Con un cenno indico il tavolino vicino alla poltrona, dove l’ho lasciata.
Lei l’afferra e si avvia verso il corridoio, mentre il campanello trilla una seconda volta.
Sento il rumore dei catenacci, quello dei cartoni delle pizze che cadono. La porta che si richiude.
Dal corridoio sbuca il pony-pizza, un povero cristo di neanche trent’anni. La faccia è pallida, privata del consueto apporto sanguigno: il cuore deve averlo richiamato tutto a sé nello sforzo immane di continuare a battere.
Quando vede cosa lo attende da questa parte però, ha un mancamento.
– Non provare a svenirmi qui, ragazzo – ordina zia Marta, toccandogli la schiena con la canna della pistola.
Lui esegue a fatica, barcolla, vomita.
Mi spiace amico, non sai in che guaio di merda ti sei appena cacciato. E tutto per colpa dello stomaco senza fondo di un testa di cazzo.
– Siediti là – ordina ancora – Sumo, tu prendi degli stracci in cucina.
Il pony-pizza si siede dove gli è stato indicato, su una sedia coi braccioli. Quattro minuti dopo è legato con gli stracci, mani e piedi.
– Come ti chiami – gli domando.
Quasi provo pietà.
– M… M… – stravolto, il poveraccio non riesce a balbettare altro.
E sia, povero stronzo. Ti chiamerò Emme.

A questo punto:

  • Devo distrarmi. Inizio a rovistare tra le cose del morto. (29%)
    29
  • Devo scappare da questa gabbia di matti, che si fottano. (29%)
    29
  • Devo prendere in mano la situazione, prima che peggiori. (43%)
    43
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159 Commenti

  • ammetto che mi è dispiaciuto per Sumo. Almeno è morto dimostrando le sue qualità di ciccione. Onore al tavolo. È stata la morte più cruenta e anche quella che mi ha fatto rimanere peggio. Schicchera la spunta, non certo pensando ad una vendetta ma semplicemente nella speranza divina di salvarsi le sue magre natiche.
    Ferdinando mio caro questo ultimo episodio me voglio gustare!

  • Sei un figo, Ferdinando… c’è poco altro da dire
    “Mai ammazzare la vecchia zia di un ragazzone di duecento chili, a meno che tu non possa correre più veloce di un tavolo” è un titolo troppo accattivante per non essere scelto…

  • “Sono 90kg di boss, morto fresco fresco che faccio lascio?”
    E ora vediamo come ne usciamo da questo cimitero. Anche perché quello che doveva essere il morto mi pare piuttosto arzillo e pure piuttosto incazzato. E non oso pensare a cosa risponderà Sumo alla telefonata di Walter…

  • Grande, il tuo stile è uno di quelli che apprezzo di più su the incipit…prima o poi riuscirò a recuperare anche la tua vecchia storia.
    Comunque, per me resta un poliziotto…ormai sto diventando un rompipalle come bricoleur nei miei voti.

  • superbo come sempre. Dover ammazzare un poliziotto non è esattamente la cosa migliore.
    Mandare la vecchia non se ne parla, sarebbe capace di saltargli addosso dicendo di essere lei quella in pericolo. Lasciare Sumo con lei? Sarebbe capace di slegarla in cambio di una merendina. beh, hai capito quale opzione ho votato 😀

    • Sapevo che ti avrei causato prurito alle mani con un’opzione del genere… non mi deludi mai.
      A proposito, ieri ho votato il tuo nuovo racconto (voglio sapere qualche cosa in più sul personaggio e “l’azienda”): per stile e descrizioni mi piace forse anche più dell’incipit di “e all’improvviso…niente”.
      Ora vado a premere il bottone “segui”, così posso fare stalking comodamente via mail.

      • In effetti mi sto accorgendo che sui voti che esprimo mantengo sempre una certa prevedibilità… Non riesco ad uscire dal personaggio!

        Per “Ferocia illuminata”… beh, grazie e, come sai, sei il benvenuto. Ora sta tutto nel vedere quanto riesco a limitare i danni di un’idea che mira già a sfuggirmi di mano, con un paio di pagaiate ben date.

  • altro ottimo episodio! e la scelta finale è davvero difficile, sono stato indeciso a lungo, sono tutte e tre ottime proposte… alla fine sono andato sulla persona originariamente da uccidere: voglio vedere che vittima ti inventi 😉

  • Dimenticavo, splendido capitolo, davvero! Ne è valsa l’attesa.
    E visto che ha cominciato a piovere direi che un poliziotto in impermeabile è quello che ci vuole. Certo, forse non si sarebbe aspettato che il suo dovesse essere un impermeabile da sangue e non da acqua.

  • Giù il cappello!
    Ho finalmente trovato il tempo di leggere un po’ e mi sono sparato 4 capitoli in fila di questo tuo “Pulp-corn”. Concordo con Michel nel dire che sei, senz’ombra di dubbio, uno dei migliori in circolazione sul sito.
    Fortuna che non ho ancora letto “Spaghetti western”, così se non pubblichi in fretta il quinto capitolo so con cosa andare a sollazzarmi nel frattempo! 🙂

  • ei, il pizzaman si chiama emme! 😀 uahauha
    ho immaginato il suo cuore chiedere sangue, sottraendolo al resto del corpo 🙂
    guarda, non lo invidio per niente.

    ho votato per la fuga, che prendere in mano la situazione mi sembra molto più complicato.

  • Ahahaha… cioè il nano agorafobico può essere frutto solo di una mente malata 😉
    Poi è fidanzato della nonna. Sono senza parole guarda…

    Per me lo fanno a pezzi il cadavere e, anche qui, il nano dirà “Cazzo vuoi, una foto ricordo?”

    Ahahaha

  • Pingback:

  • allora, ti dico subito che ho fatto finta di concedermi il beneficio del dubbio, dicendo che dovevo prima leggere l’incipit e dopo, solo dopo, cliccare sul “Segui la storia”. ma è stato inutile. inutile nel senso che è un altro grande incipit di un’altra (già la pregusto) grande storia di un grande scrittore.
    ho messo 3 “grande” in una riga sola. fanne buon uso, mio caro 🙂

    ps: ah già! picchia sumo (che non ci hai lasciato scelta, e già ghignavo) ma fuggono, perché non credo abbiano la freddezza di intraprendere una soluzione più lucida e efficace (oppure lo faranno, tragicamente).

  • Pingback:

  • Superbo inizio. Non c’è niente da fare scrivi davvero bene, i personaggi sono fenomenali e le domande sono la chicca finale. Picchia Sumo, e per forza che lo picchia. Picchiare quel grassone credo lo aiuti a pensare. E qui da pensare c’è parecchio. Diamine sono pure senza auto, toccherà rubarne una. e in fretta anche

  • Siiii !
    Lo sentivo nell’aria un altro racconto 🙂 e questo me lo seguo dall’inizio!
    Bellissimo Incipit, me li sono istituto i due da pulp fiction dei poveri.
    Il ritmo è micidiale e i dialoghi molto divertenti..diciamo sul noir ironico!
    🙂
    Bravo come sempre 🙂

  • Cazzo, grandissimo che ti sei già rimesso all’opera.
    Lo stile è micidiale, come sempre. E i personaggi mi fanno già spanciare… tanto che vorrei quasi fossero amici del mio La Solfa (ma forse il mondo, anche solo quello letterario, potrebbe non essere ancora pronto per un’eventualità del genere).
    Io voto per il chiamare qualcuno esperto nella sistemazione della merda, anche solo per far entrare subito in scena un altro dei tuoi personaggi.
    Bentornato Ferdinando. Non ho fatto in tempo a sentire la tua mancanza e me ne rallegro.
    D.

    • Dev’esserci qualcosa nell’acqua del Po, che ci fa scrivere e sognare tutti quanti.
      E sognamo ciò che scriviamo, e scriviamo ciò che sognamo.
      E poi mi stupisco se sono dipendente dalla caffeina.
      Tant’è.

      (grazie per la fiducia accordata alla mia storiella a partire dalle prime righe, io stesso non saprei se concederla!)

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