Jadi

Dove eravamo rimasti?

Jadi si apre completamente allo sconosciuto che le impedisce di varcare la soglia dell'inferno. Ha tanto da raccontare, cominciando da: il primo incontro col suo grande amore (46%)

Il vuoto intorno

La vita appare molto diversa quando sei morto.
Gli affanni, le paure, le insicurezze, i dubbi, riesci a vederli per quello che sono: madornali cazzate. Flatulenze, spesso silenziose, sganciate dal grande deretano di Dio. Vivi tutto il tempo sul fatiscente palcoscenico che il grande burattinaio ha allestito per te, recitando le battute che lui, nascosto dietro le quinte, ti suggerisce. Lui, capocomico volubile e moralista che fa e disfà la tua vita a suo piacimento. Finché non decide che è il momento che tu esca di scena. Così crepi e ti ritrovi qui, senza un pubblico che applaude, lontano dai riflettori. E ti chiedi: perché?
Tu sai dirmelo?
Si fotta! Non c’è perdono per le mie colpe.
Come? Ok, scusa. Vado avanti a raccontare.

Alla vigilia del mio trentaquattresimo compleanno mi chiamano dal lavoro. Erano alle prese con un cliente complicato. Molti clienti lo sono e molte erano le telefonate che invocavano il mio intervento.
“No tesoro, mi servi tu”, odio quando mi chiamano tesoro. “Sono in difficoltà. Qui ci giochiamo il contratto” C’è sempre un contratto a rischio, figuriamoci.
“Ok” mi sono arresa, “Di che si tratta?”

Ho preso il volo quella sera stessa. Dopo cena mi sono messa a letto e ho cominciato ad abbozzare l’ennesimo piano per salvare il mondo. Così mi sono addormentata tra le scartoffie. Tutto nella norma. Buona notte.
Il mattino seguente ho trovato tutti lì ad aspettarmi. Una dozzina di uomini tirati a lucido attorno ad un lungo tavolo ovale, pronti per l’imminente tiro a segno. Perciò, armata del mio più letale sorriso da super consulente, sono entrata nella sala pronta a dare battaglia.
Ho ascoltato l’esordio del mio collega e registrato su un blocco tutte le obiezioni sollevate dagli intervenuti. Poi ho preso un pennarello e mi sono diretta alla lavagna attaccata sulla parete dietro di me. Ho disegnato un cerchio ma prima di riempirlo di scarabocchi, mi volto. E’ stato allora che mi sono accorta di lui.
Aveva il vuoto intorno.
Si, hai capito bene, il vuoto. C’era una sorta di… spazio tra lui e tutto il resto. Come spiegartelo? Era come cinto da una zona di rispetto, un fossato invisibile. Un aura di mistero che mi soggiogava e allo stesso tempo mi attirava.   
Non aveva ancora pronunciato una parola. Era in fondo alla sala e mi fissava accigliato ma con interesse. Non c’era scetticismo nel suo sguardo severo, piuttosto curiosità e aspettativa forse.
Ho continuato a parlare per circa mezz’ora cercando di non guardarlo, riuscendo nella missione che mi era stata assegnata.
Lui non è intervenuto mai, non ha fatto domande, né commenti. Nulla.
Al termine della riunione, mentre gli altri abbandonavano lentamente la sala, io ho iniziato buttare le mie cose in borsa.    
“Scusami. Possiamo darci del tu?”
Alzo lo sguardo e c’è lui. Col sorriso più dolce e affabile che abbia mai visto. Non era bello ma aveva un fascino che trascendeva tutti i canoni.
“Sono Yuri, non ricordo il tuo nome” mi dice senza aspettare la mia risposta. Io gli balbetto il mio nome di battesimo.
“I tuoi amici ti chiamano così?” mi fa.
“Si” rispondo perplessa.
“Un po’ troppo lungo” osserva pensoso.
“E’ il mio nome” replico, non sapendo bene dove volesse andare a parare.
Lui mi sorride ancora ma non aggiunge altro. Poi si rimette in piedi come per congedarsi.
“Sei stata molto convincente, prima” cambia argomento, “Li hai stesi tutti, sarà interessante lavorare con te”.
“Grazie” gli dico, “ma non credo farò parte del team”.
“E perchè mai?”
“Vengo da fuori, qui ci sono altri colleghi molto bravi. Vi lascio in buone mani” gli rispondo.
Lui mi guarda sornione e dice: “Tu però tieni pronta la valigia, non si può mai dire”
Non sapendo cosa replicare mi limito a sorridere.
“A proposito, buon compleanno”
“Oh… grazie ma… chi te lo ha detto?”
Lui era così. Ti sorprendeva sempre. Come un illusionista. Quella è stata la prima di innumerevoli volte.
“Adesso devo andare” mi liquida, ignorando la mia domanda, “fai buon viaggio” mi fa, ed esce dalla sala.
Mi aveva lasciato addosso una leggera eccitazione. Sentivo nelle narici il profumo secco del suo dopobarba e nello stomaco la stretta morsa dei suoi enigmatici occhi neri.
Ero turbata ma vagamente euforica.
Sai, non ero più l’attraente ragazza di qualche anno prima. Poco dopo il matrimonio mi è stata diagnosticata una neoplasia. Ho avuto fortuna. Le cure mi  hanno salvato la vita. Ma hanno restituito al mondo un frigido ed irsuto pachiderma di ottanta chili. E’ stata dura accettarmi ma col tempo ci si abitua a tutto, no?
Gli apprezzamenti degli uomini erano un lontano ricordo. Non che ne facessi un caso di stato. Ma che diamine, una donna merita di sentirsi desiderata ogni tanto, ti pare?
Mi sono data della stupida. Yuri non aveva mostrato alcun interesse per me. Era stato solo gentile, niente di più.  
Decisa a non pensarci, raccolgo le ultime cose prima di andarmene quando, dietro di me, sento una voce dire: “Jadi”
“Come, scusa?”
“Jadi” mi ripete. “Ti chiamerò Jadi”.
Poi, così come era riapparso, si dilegua.
Abracadabra.

Procediamo sulla scia di rimpianti che Jadi ha lasciato dietro di lei. Nel prossimo episodio siamo ansiosi di conoscere...

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134 Commenti

  • Ciao!! 😀
    Scusa il ritardo! Mi è piaciuta tantissimo questa storia, in cui ci hai fatto rivivere la vita di Jadi, condizionata e guidata dalla completa libertà di accettare o rinunciare a una determinata azione. Persino il non prendere una posizione in merito è una scelta in sè, una sorta di rifiuto ad agire, se vogliamo. Ho trovato stupendo il finale proprio per questo!
    Ancora complimenti!! 😀
    A presto!!

  • Ciao nicux!
    Non so bene come iniziare questo commento. So che può suonare banale, ma sei stato bravissimo. Un finale stupendo ed emozionante dall’inizio alla fine!
    Questo viaggio nei ricordi di Jadi è stato dolce e amaro: abbiamo visto i momenti felici e la gioia dell’amore, e abbiamo sofferto quando lei non è riuscita a concretizzarlo, fuggendo dalla scelta più importante.
    “Non si può sfuggire alle scelte, amici miei. Non si può vivere ignorandole.
    Anche non scegliere è in definitiva una scelta: quella sbagliata, come Jadi ha avuto modo di scoprire.
    E quando sei al termine del tuo viaggio, comunque tu ci sia arrivato, ciò che ti aspetta in fondo è ancora una scelta.
    L’ultima.”
    Semplicemente meravigliosa! Complimenti! ^__^

    • Hai colto i due temi portanti della storia e che mi stanno molto a cuore. L’amore che in un modo o nell’altro diventa discriminante nelle scelte che dobbiamo continuamente fare. E l’inevitabilita’ di compierle.
      Spesso siamo convinti che una scelta riguardi le opzioni che abbiamo, e invece credo che riguardi il coraggio di dire SI oppure rinunciare. Cosi’ si spiega che evitare di scegliere e’ di per se una scelta, quella di rinunciare.
      Cmq non voglio annoiarsi, ma ti ringrazio per i tuoi apprezzamenti e spero di sia divertita.
      Grazie ancora
      N

  • —————————
    Beh, siamo ancora qui, no?
    E se ci siete voi, c’è anche la Fonte. Voi cosa ne dite?
    Potrei aggiungere altro ma… questa è un’altra storia.

    Bon voyage mes amis
    ——————————————–
    E con questo, applaudo 😀

    Alla prossima storia 🙂

    Ciao 🙂

    • Grazie Red, soprattutto per aver seguito con pochi altri la lunga gestazione di questa storia. Mi sono reso conto che e’ passato piu’ di un anno dal primo episodio.
      Sono contento che ti sia piaciuta.
      N

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