Regione che vai…detto che trovi!

Dove eravamo rimasti?

Prossima regione? (Visto gli alti voti del Veneto nel capitolo precedente, lo ripropongo ancora!) Veneto (46%)

Veneto

Il signor Bortot era matto come un cavallo, almeno a detta dei suoi compaesani.

Andava in giro dalla mattina alla sera parlando da solo e barcollando come un ubriaco, sebbene bevesse si e no mezzo bicchiere di vino a pranzo e poi solo acqua. Era magro, un vero e proprio stecco, con la pelle cerea e cascante, pochi capelli bianchi in testa e due occhi acquosi color ghiaccio. Nessuno sapeva quanti anni avesse, poteva essere lì dai tempi di matusalemme, e nemmeno se fosse nato lì o altrove. Ma una cosa era certa: era smemorato. Di mestiere aveva fatto il calzolaio, fino a quando non aveva mandato a fuoco la baracca dimenticandosi la pipa accesa vicino ad un giornale; da allora con la testa non era più tanto a posto.

Un giorno, la signorina Sartori fu svegliata dalle grida del Bortot. Inveiva come un indemoniato, facendo un gran fracasso nella casa accanto dove era andato ad abitare dopo l’incendio. Non che la Giovanna fosse contenta di quella sistemazione: avere un vicino pazzo non era consigliabile per una signorina, ma che poteva farci? L’avevano messo lì, e mo se lo doveva tenere. Non era insolito che il Goffredo Bortot iniziasse a far casino la mattina: nonostanze la sua corporatura da canna di bambù, riusciva a urtare mobili, sedie e tavolini, come se si dimenticasse di come fare a muovere il corpo in sincronia con l’ambiente.

Insomma, il casino di quella mattina era insolito anche per lui e la Giovanna iniziò a preoccuparsi. Chissà che cos’ha perso stavolta, pensò mentre usciva in strada ad indagare. Era risaputo che ogni giorno Bortot si dimenticava dove stava andando, di prendere il resto, di portar via un sacchetto o semplicemente anche di dove metteva le cose.

– Che ha? – chiese quando vide la comare che viveva dirimpetto a lei.

– Che ne so…

– Ma qualcuno vada a dirgli qualcosa! – disse un vicino.

– Vada, vada… poi ci faccia sapere! – replicò un altro.

– Io? E perchè io?

Le voci si accavallavano l’un l’altra, aggiungendosi al fracasso generale. Alla fine qualcuno propose di andare a chiamare il prete, l’unico che riuscisse a scalfire il velo di pazzia del Goffredo e a cavarci qualcosa di utile senza il rischio di venire percosso: perchè quando Goffredo pensava che qualcuno gli stesse dando dello stupido o dello smemorato, calava certi ceffoni da far girare la testa all’indietro.

Il prevosto arrivò, si rimboccò le maniche fece il segno della croce ed entrò. Seguì un minuto di silenzio, in cui tutti trattennero il fiato. Poi Goffredo emise un ruggito che mai s’era sentito fino ad allora, accompagnato da un frantumarsi di cocci. Il prete uscì di corsa con una mano sulla fronte sanguinante.

– Allora? – chiese la Giovanna.

– Ha perso il senno… – boccheggiò il canonico – o meglio… la pipa!

– L’avevo detto io che aveva perso qualcosa!

– Cercava la pipa!

– E s’è arrabbiato quando ha saputo che non ce l’avevate voi? – sghignazzò uno.

– O forse ce l’aveva in bocca? – chiese un altro.

– Proprio così! – disse il prete – Gliel’ho fatto notare e si è arrabbiato perchè pensava che gli stessi dando dello smemorato…

– Don… lei lo sa com’è il Bortot, non gli piace che gli si rinfacci che è uno stupido!

– Ma lo volevo solo aiutare!

Il trambusto in casa del Goffredo era intanto ricominciato, segno che ancora non s’era accorto di avere in bocca la pipa. Continuò tutto il giorno poi, con la scusa di averla forse lasciata da qualche parte in paese, tipo al bar o al bocciodromo, uscì di casa. A metà tragitto dimenticò dove stava andando e quindi tornò indietro e si coricò a letto con grande sollievo dei vicini. Il giorno seguente uscì di buon mattino, contento di averla ritrovata ai piedi del letto quella mattina. Uscì per andare al bar, e a metà tragitto dimenticò che si stava recando lì e andò in drogheria. Comprò del tabacco ma si dimenticò della pipa. Iniziò a fermare chiunque domandando se l’avessero vista in giro. Nessuno voleva incorrere nell’ira del Bortot, e tutti rimasero sul vago, come si fa coi pazzi… perchè la pipa l’aveva in bilico tra le labbra sottili e secche, che ballonzolava ogni volta che l’uomo parlava e che non si capiva come riuscisse a stare al suo posto mentre inveiva. All’ennesima risposta vaga iniziò ad indispettirsi.

Smemorato e pazzo, ecco cos’era diventato quel relitto di uomo. Da quel primo giorno in cui aveva cacciato a suon di cocci il prete, tutti seppero, quando sentivano certe sue urla, che il Goffredo aveva perso la pipa… o meglio: non si ricordava di averla stretta tra le labbra. Morì in un incendio, causato dalla pipa dimenticata sul tavolino: l’aveva ritrovata dopo averla persa, o meglio dimenticata, per l’ennesima volta e stava festeggiando con una bottiglia di vino quando era caduto secco e sbronzo nel suo letto… troppo ubriaco per accorgersi in tempo che la casa andava a fuoco e troppo tardi per mettersi in salvo.

E così, di una persona smemorata si prese a dire:

l’è come quèl che cercàa la pipa e èl ghe l’aèa èn boca

(Trad. è come quello che cercava la pipa e ce l’aveva in bocca)

Voliamo in...

  • Liguria (31%)
    31
  • Toscana (44%)
    44
  • Lazio (quasi a parimerito nella storia precedente con il veneto) (25%)
    25
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188 Commenti

  • Finale veramente stupendo! 😀
    L’episodio molisano mi ha fatto veramente morire dal ridere. Complimenti! Hai avuto proprio una bella idea con queste serie di episodi dedicati a ogni regione. Aspetto il prossimo round. 😉
    P.S anche se in tremendissimo ritardo, non credi di averti fatto i complimenti per la copertina. Molto belle e meritatissima.

  • Bello e divertente il racconto e il detto sul Molise:
    “Tempo d’inverno e culo di neonato non ti danno alcuna sicurezza”
    In effetti è davvero così.. 🙂
    Poi sei davvero bravissima per come riesci a trasmettere ” semplicità” nel modo tutto tuo di narrare.
    Complimenti

    • Sono contenta di averti sempre in orima linea Danio! Grazie per il supporto che mi date voi lettori! Prima di scoprire questo sito pensavo che le mie idee e il mio modo di scrivere fossero orribili… è bello scoprire di essersi sbagliati! (Restando nella modestia che si può sempre migliorare!)
      Alla prossima mia e all’attuale tua allora! 🙂

  • Ciao, arrivo in ritardo, spero non troppo tardi per porti i miei complimenti per i tuoi racconti…
    Ho letto il primo e il il nono, mi riprometto di leggere i restanti capitoli..
    Ho provato molto interesse nel leggerti. Come è interessante il tuo modo di narrare.
    Per cui grazie, mi avermi reso il pomeriggio meno “ostico” del solito e più speranzoso..
    Complimenti

    • Vediamo! Anche Umbria sembra ispirare per il momento, ma si sa mai! 😉

      Per la curiosità… no, in genere mi leggo un pò di proverbi di una regione, ne scelgo un paio che potrebbero avere dietro una storia carina e poi attendo il voto. Quando ho la regione vincitrice rileggo i detti e scelgo in base a ciò che mi dice la fantasia… la storia che reputo migliore 😉

    • Ahahahah!!!! Molto probabile! Ma forse nemmeno quello…. mi sa che non lo sapremo mai! Ho provato a cercare cosa volesse dire biccialla, che fa veramente oarte del dialetto fiorentino antico ma non ho trovato nulla… quindi mi son dovuta accontentare di una spiegazione legata al favoleggiamento artistico del protagonista. 😉 son contebta che ti sia piaciuto! Al prossimo! 😉

  • Belli questi mini racconti. 🙂
    Avevo votato per la Liguria, ma vanno bene anche tutte le altre opzioni.
    Solo la parte finale del racconto siciliano non l’ho capita. Più che altro se l’uomo si era sacrificato al posto del figlio, come ha fatto il cappello a volare se lui era nella bara? Magari non ho capito io. Comunque ti seguo. 😀

    • Ciao! Grazie, sono contenta che ti piaccia! Certo, ovviamente non riuscirò a fare tutte le regioni, ma la liguria è sulla lista! 😉
      Presto passo anche dal tuo racconto!
      (Preciso, visto che non ci stava nella descrizione, che quando un’opzione sarà a primerito o avrà ottenuto più voti, ricomparirà nel corso dei dieci capitoli!)

    • Eh lo so, ma siccome non tutti i lettori lo sono, ho deciso di mettercela comunque! 😉 esattamente come metterò quelle delle altre regioni, anche se per ora quelle che ho in mente si capirebbero comunque!
      Contenta di ritrovarti qui e che ti piaccia l’idea e anche la storia!
      Grazie! 🙂
      (Preciso, visto che non ci stava nella descrizione, che quando un’opzione sarà a parimerito o avrà ottenuto più voti, ricomparirà nel corso dei dieci capitoli!)

    • Grazie Pinkerella, sono contenta di ritrovarti qui e anche che ti piaccia l’idea!
      Sai, per essere lombarda questo detto non lo sapevo nemmeno io! 😀 ma mi ha dato lo stimolo e l’idea giusta per questa serie! Spero di riuscire a trovare sempre qualche detto originale e non i “classici” che conoscono tutti…. ma staremo a vedere! 😉
      (Preciso, visto che non ci stava nella descrizione, che quando un’opzione sarà a parimerito o avrà ottenuto più voti, ricomparirà nel corso dei dieci capitoli!)

    • Ciao! Sono contenta che ti piaccia l’idea, ci ho lavorato su un po’ e nin ero del tutto convinta, ma poi ho deciso di buttarmi, se non altro per vedere che potrebbe venire fuori!
      Veneto eh…. chi lo sa! Ne ho un po’ in cantiere, devo solo trovare la storia giusta da appiccicare al proverbio! 😉
      Grazie per seguirmi, adesso passo anche dalle tue parti!
      (Preciso, visto che non ci stava nella descrizione, che quando un’opzione sarà a primerito o avrà ottenuto più voti, ricomparirà nel corso dei dieci capitoli!)

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