Regione che vai…detto che trovi!

Dove eravamo rimasti?

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Valle d’Aosta

Quando Angelina diceva “benissimo!” tutti tremavano e avevano paura delle conseguenze.

Lo diceva alla fine di un discorso in cui non riusciva a spuntarla e aveva deciso che avrebbe fatto esattamente quello che si proponeva, perchè non temeva niente e nessuno.

Aveva cominciato a usare il termine fin da bambina: la prima volta aveva sfidato la maestra che le aveva proibito di uscire con la pioggia a giocare con gli altri bambini perchè aveva un principio di influenza. Angelina aveva guardato con furore la maestra e le aveva detto una sola parola: benissimo!

Dieci minuti dopo era fuori a giocare con gli altri bambini, scorazzando felice in mezzo al pantano della piazza, mentre la maestra non si raccapezzava di come si era fatta fregare. Dopo quell’episodio, era rimasta a casa per venti giorni, con un febbrone da cavallo.

Qualche anno dopo, in un’altra scuola, incontrò Enrica che nell’arco di due giorni imparò a temere il “benissimo” di Angelina. Capitò infatti che come nuova arrivata, Angelina subisse le attenzioni di tutti i compagni: ne era contenta ma aveva notato che Enrica e un gruppetto di altre ragazzine della sua età si tenevano in disparte e confabulavano alle sue spalle.

Enrica pagò lo scotto dopo che un lungo battibecco sul coraggio di Angelina si concluse con un “benissimo” da parte di quest’ultima. Il fatto era che Angelina odiava fare il bagno nei fiumi perchè l’acqua gelida non le piaceva. Il torrente in questione aveva poi una corrente fortissima, che riusciva a trascinare a valle anche una mucca. Enrica insisteva per fare il rito di turno, inventato di sana pianta, secondo cui i nuovi arrivati dovevano rimanere nell’acqua dieci minuti. Angelina non voleva ma si arrivò a darle della fifona e si ribellò: rilanciò la scommessa dicendo che lei sarebbe rimasta dentro più a lungo di Enrica e concluse con “benissimo”; non temeva il fiume e tantomeno Enrica.

Angelina aveva sentito parlare delle insidie del fiume e si era preparata. Per scommessa era concesso tenere addosso solo un capo di vestiario, e mentre Enrica tenne le mutande, Angelina si spogliò completamente, rimanendo nuda di fronte ai suoi coetanei e decidendo di tenersi gli zoccoli che aveva segretamente zavorrato. Enrica la derise, Angelina addusse come scusa che il fondale le faceva solletico. Enrica durò meno di tre minuti, poi la corrente la strappò dal suo posto e la trascinò verso valle: fu recuperata da un cordone di compagni che si erano preparati all’eventualità di riacchiappare le due prima della cascata. Angelina durò i dieci minuti e per sfida rimase altri cinque minuti in mezzo alla corrente, con un sorriso di scherno rivolto ad Enrica che sputava acqua sulla riva. Quando uscì e si rivolse alla bambina: – Abbiamo finito con le stronzate adesso?

E senza attendere risposta tornò a casa per asciugarsi. Le due divennero col tempo amiche, o meglio, impararono a tollerarsi, ma il modo in cui Angelina concludeva i suoi discorsi con “benissimo” rimase impresso a tutti i compagni, che impararono a temerla quando raggiungeva quel punto del discorso.

Un giorno di pioggia battente, quando ormai la ragazza si era appena sposata, la madre ebbe un brutto presentimento. Fissava angosciata dalla finestra verso i monti dove il marito portava il bestiame a pascolare e cercava di scorgere in quella cortina grigia l’arrivo del marito, che era in ritardo di due ore sulla tabella di marcia. Angelina era inquieta, perchè Giacomo era andato con il padre.

– Dobbiamo andare a cercarli! – sbottò infine alzandosi sulla sedia e tenendosi il pancione di sei mesi.

– Assolutamente no! Tu non vai proprio da nessuna parte!

– Dobbiamo almeno avvertire qualcuno, non ce la faccio a stare qui senza fare niente!

– Non esci con questo tempo! – tuonò la madre, scacciando le preoccupazioni con un gesto e fissando la figlia severamente.

– Mio marito e mio padre sono là fuori, se non vuoi andare tu…

– Certo che non ci vado, lo vedi che tempo fa fuori? – disse sua madre scostando la tenda. S’era alzato il vento, che sferzava gli alberi e mandava la pioggia obliqua: una tramontana degna del suo nome, fredda e pungente.

– Benissimo! – ribattè secca la figlia, che già aveva deciso di andare a cercarli, tempesta o no.

La madre era troppo impegnata a preoccuparsi per accorgersi di ciò che le aveva detto la figlia. Realizzò la cosa dopo circa una decina di minuti, e si mise freneticamente a cercarla per tutta la casa, poi, non trovandola, corse in strada, e la vide a cavalcioni dello stallone che correva nella pioggia.

Il padre e il marito si erano rifugiati nella stalla delle mucche, e fu lì con loro che Angelina passò la notte. Tornarono il giorno seguente, quando la tempesta si fu calmata, e l’unica che risentì di quell’episodio fu la madre, alla quale il medico aveva somministrato dei forti tranquillanti perchè la donna era in preda all’isteria.

Da allora in onore del coraggio di Angelina si dice:

crendre ni ven, ni bise

(Trad. Non temere né vento né tramontana – non aver paura di niente)

E il nono episodio sarà ambientato...

  • ... in Molise (che ha ottenuto un po' di voti nell'episodio precedente) (42%)
    42
  • ... nelle Marche (0%)
    0
  • ... in Umbria (58%)
    58
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188 Commenti

  • Finale veramente stupendo! 😀
    L’episodio molisano mi ha fatto veramente morire dal ridere. Complimenti! Hai avuto proprio una bella idea con queste serie di episodi dedicati a ogni regione. Aspetto il prossimo round. 😉
    P.S anche se in tremendissimo ritardo, non credi di averti fatto i complimenti per la copertina. Molto belle e meritatissima.

  • Bello e divertente il racconto e il detto sul Molise:
    “Tempo d’inverno e culo di neonato non ti danno alcuna sicurezza”
    In effetti è davvero così.. 🙂
    Poi sei davvero bravissima per come riesci a trasmettere ” semplicità” nel modo tutto tuo di narrare.
    Complimenti

    • Sono contenta di averti sempre in orima linea Danio! Grazie per il supporto che mi date voi lettori! Prima di scoprire questo sito pensavo che le mie idee e il mio modo di scrivere fossero orribili… è bello scoprire di essersi sbagliati! (Restando nella modestia che si può sempre migliorare!)
      Alla prossima mia e all’attuale tua allora! 🙂

  • Ciao, arrivo in ritardo, spero non troppo tardi per porti i miei complimenti per i tuoi racconti…
    Ho letto il primo e il il nono, mi riprometto di leggere i restanti capitoli..
    Ho provato molto interesse nel leggerti. Come è interessante il tuo modo di narrare.
    Per cui grazie, mi avermi reso il pomeriggio meno “ostico” del solito e più speranzoso..
    Complimenti

    • Vediamo! Anche Umbria sembra ispirare per il momento, ma si sa mai! 😉

      Per la curiosità… no, in genere mi leggo un pò di proverbi di una regione, ne scelgo un paio che potrebbero avere dietro una storia carina e poi attendo il voto. Quando ho la regione vincitrice rileggo i detti e scelgo in base a ciò che mi dice la fantasia… la storia che reputo migliore 😉

    • Ahahahah!!!! Molto probabile! Ma forse nemmeno quello…. mi sa che non lo sapremo mai! Ho provato a cercare cosa volesse dire biccialla, che fa veramente oarte del dialetto fiorentino antico ma non ho trovato nulla… quindi mi son dovuta accontentare di una spiegazione legata al favoleggiamento artistico del protagonista. 😉 son contebta che ti sia piaciuto! Al prossimo! 😉

  • Belli questi mini racconti. 🙂
    Avevo votato per la Liguria, ma vanno bene anche tutte le altre opzioni.
    Solo la parte finale del racconto siciliano non l’ho capita. Più che altro se l’uomo si era sacrificato al posto del figlio, come ha fatto il cappello a volare se lui era nella bara? Magari non ho capito io. Comunque ti seguo. 😀

    • Ciao! Grazie, sono contenta che ti piaccia! Certo, ovviamente non riuscirò a fare tutte le regioni, ma la liguria è sulla lista! 😉
      Presto passo anche dal tuo racconto!
      (Preciso, visto che non ci stava nella descrizione, che quando un’opzione sarà a primerito o avrà ottenuto più voti, ricomparirà nel corso dei dieci capitoli!)

    • Eh lo so, ma siccome non tutti i lettori lo sono, ho deciso di mettercela comunque! 😉 esattamente come metterò quelle delle altre regioni, anche se per ora quelle che ho in mente si capirebbero comunque!
      Contenta di ritrovarti qui e che ti piaccia l’idea e anche la storia!
      Grazie! 🙂
      (Preciso, visto che non ci stava nella descrizione, che quando un’opzione sarà a parimerito o avrà ottenuto più voti, ricomparirà nel corso dei dieci capitoli!)

    • Grazie Pinkerella, sono contenta di ritrovarti qui e anche che ti piaccia l’idea!
      Sai, per essere lombarda questo detto non lo sapevo nemmeno io! 😀 ma mi ha dato lo stimolo e l’idea giusta per questa serie! Spero di riuscire a trovare sempre qualche detto originale e non i “classici” che conoscono tutti…. ma staremo a vedere! 😉
      (Preciso, visto che non ci stava nella descrizione, che quando un’opzione sarà a parimerito o avrà ottenuto più voti, ricomparirà nel corso dei dieci capitoli!)

    • Ciao! Sono contenta che ti piaccia l’idea, ci ho lavorato su un po’ e nin ero del tutto convinta, ma poi ho deciso di buttarmi, se non altro per vedere che potrebbe venire fuori!
      Veneto eh…. chi lo sa! Ne ho un po’ in cantiere, devo solo trovare la storia giusta da appiccicare al proverbio! 😉
      Grazie per seguirmi, adesso passo anche dalle tue parti!
      (Preciso, visto che non ci stava nella descrizione, che quando un’opzione sarà a primerito o avrà ottenuto più voti, ricomparirà nel corso dei dieci capitoli!)

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